Casal Bruciato, così una famiglia italiana ha occupato l'alloggio dei rom

Non si spengono le proteste a Casal Bruciato, il quartiere è dalla parte di Noemi, la giovane italiana che ha occupato un alloggio popolare destinato ai rom

Casal Bruciato, così una famiglia italiana ha occupato l'alloggio dei rom

Il malessere della periferia romana oggi ha il viso pulito di una ventenne. Ce la troviamo davanti dopo aver scalato i sei piani della palazzina popolare di via Cipriano Facchinetti, teatro dell’ennesima rivolta popolare, dell’ennesimo scontro tra ultimi.

L’incarnato roseo e lo sguardo pieno di speranze fanno da contrasto ai muri sbrecciati ed ai problemi atavici che affliggono i palazzoni popolari di Casal Bruciato. Staziona sul pianerettolo assieme al compagno, Simone, e con una mano dondola il passeggino dove dorme suo figlio. “È lui – dice indicandolo – la ragione di questo azzardo”. Tutto è cominciato ieri, quando una famiglia rom ha fatto capolino nell’immobile di via Cipriano. Sono i legittimi assegnatari dell’appartamento al sesto piano ma gli inquilini non ci stanno e alzano le barricate. Il clima diventa presto incandescente. È come un dejavù, c’è la stessa identica rabbia di Torre Maura. Ed è proprio ai fatti di Torre Maura che si guarda perché, dice chi protesta, “lì i residenti hanno avuto la meglio”. Non si sbagliano. Alla fine la famiglia di nomadi rinuncia alla casa ma c’è già chi è pronto subentrargli.

Noemi appare a questo punto, all’indomani delle proteste, ed occupa assieme alla famiglia l’alloggio abbandonato dai rom. “Ci hanno detto che l’alloggio si era liberato e così ci abbiamo provato”, ammette candidamente. Perché di continuare a vivere in otto a casa della nonna, un appartamentino di appena trenta metri quadri, non ne potevano più. “Non era vita”, le fa eco Simone, di qualche anno più grande. Il tentativo però è andato a vuoto, quando sono arrivate le forze dell’ordine la coppia ha desistito. “Ci siamo spaventati – raccontano – ma non abbiamo rinunciato”. Si preparano a pernottare in una tenda da campo, allestita nel giardinetto condominiale dello stabile. Di loro si sta prendendo cura l’intero quartiere che li spalleggia al grido di “Noemi siamo tutti con te”.

“La domanda per un alloggio popolare – spiega la giovane – non l’ho neppure fatta perché non ci credo, mia nonna è in attesa di una casa da più di vent’anni”. Il problema dell’emergenza abitativa è molto sentito quaggiù, ed è diventato ancor più acuto da quando gli abitanti si sono visti scavalcare nelle assegnazioni dalle famiglie rom. “Non è giusto – denuncia Simone – perché penalizzano le famiglie italiane.

Noi dovremmo avere delle corsie preferenziali perchè sennò è automatico che le case andranno sempre a loro”. Il quartiere li sostiene, gli inquilini della palazzina idem. Sono loro le nuove icone della periferia capitolina.

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