"La Raggi? Ormai c’ha preso di mira, non c’è niente da fare, si è accanita contro di noi". La pensa così Mario, 87 anni, malato di tumore. È uno degli occupanti del palazzo di proprietà del Demanio che dal 2003 è diventato il quartier generale di Casapound nel rione Esquilino. Lo stesso immobile che da ieri è sottoposto a sequestro preventivo su richiesta della procura di Roma. Nel registro degli indagati per "occupazione abusiva" ed "istigazione all’odio razziale" sono finiti i nomi di sedici persone, dai vertici del movimento a chi da anni si è stabilito nell’edificio.
La sindaca di Roma l’ha definita una giornata storica. "Per tutti i romani – ribadisce in un’intervista a Repubblica – questa resterà la seconda liberazione di Roma". "La procura ha dimostrato che la legalità alla fine vince sempre", ha proseguito Virginia Raggi. Il provvedimento disposto dal gip fa rientrare Casapound nella lista dei 23 edifici da sgomberare a partire dalla primavera del 2020. Ma il piano della prefettura finora è rimasto al palo. E non è solo colpa della pandemia.
Da un anno a questa parte l’amministrazione capitolina, d’intesa con la Regione Lazio, si è imposta un cambio di passo rispetto all’era Salvini. Così l’ultimo intervento riferito alla programmazione precedente, quello dell’immobile occupato da circa 400 persone in via del Caravaggio, nel quartiere Tor Marancia, era stato spostato a data da destinarsi. "Per le altre occupazioni, quelle di sinistra, cercano di trovare una soluzione alternativa, a noi invece non hanno proposto nulla, siamo praticamente abbandonati", si sfoga Laura, 36 anni.
Con il marito e due figlie da qualche anno ha trovato ospitalità nel palazzo di via Napoleone III. "Abbiamo due bambine e un solo stipendio, quello di mio marito che lavora in ospedale, non possiamo permetterci un affitto di mille euro al mese ma non vogliamo neppure finire a vivere in un container o in una casa famiglia", ci dice al telefono. "Qui ci sono decine di bimbi, e poi disabili, anziani con gravi patologie, quello di ieri è un attacco politico – denuncia - ci sono situazioni più gravi rispetto alla nostra, eppure nessuno si sogna di andare a sgomberare".
Simone Di Stefano, leader del movimento di estrema destra, rincara la dose. "Da parte della Raggi c’è un’omertà mafiosa su certe situazioni, come ad esempio quella dello Spin Time Lab, l’occupazione benedetta dall’elemosiniere del Papa". "A capodanno – continua l’attivista – c’è stato un rave abusivo su sette piani con droga a volontà e la sindaca non ha detto una parola, forse perché il suo vice Luca Bergamo lì è un habitué?".
Il movimento di estrema destra chiede che il palazzo sia assegnato alle famiglie che ci abitano, concedendo loro il pagamento di un canone calmierato. Ma l’amministrazione capitolina sembra avere altri progetti. "Voglio restituire gli spazi di via Napoleone III a chi ha davvero bisogno di un tetto, ai veri eroi che sono in attesa di una casa popolare, a chi rispetta la legge e aspetta da anni", rivela la sindaca a Repubblica.
"Su questo punto non ci siamo mai tirati indietro - ha sottolineato - abbiamo tolto gli appartamenti di proprietà del Comune ai furbetti che li occupavano pur potendosi permettere un affitto normale e abbiamo riassegnato mille appartamenti a chi era in graduatoria per un alloggio". "Non sarà lo sgombero di Casapound – replicano da via Napoleone III – a ripristinare la legalità in una città in cui ci sono cento occupazioni". "Alcune - accusa Di Stefano - partecipate attivamente dall’amministrazione comunale".
Per i vertici del movimento quella di un blitz delle forze dell’ordine resta ancora una prospettiva lontana. "Finora non ne è stato fatto neanche uno, partire da noi sarebbe paradossale", spiega al Giornale.it il leader delle "tartarughe". "Se fosse domattina, però – assicura - la parola d’ordine sarebbe quella di barricarsi all’interno e cercare di intavolare una trattativa con chi vuole lo sfratto".
Sull’arrivo dei blindati non c’è una data certa. "Intanto incassiamo questo risultato, poi ci metteremo seduti con la prefetta Gerarda Pantalone per capire cosa ne sarà di quel palazzo", spiega la Raggi nell'intervista concessa al quotidiano di Maurizio Molinari.
"La decisione non spetta al Comune – chiarisce - noi siamo pronti a dare ogni tipo di assistenza e supporto che ci verrà richiesta, come abbiamo fatto fino a questo momento". Il giudizio sui militanti di Casapound però è tagliente: "Si confermano campioni dell'illegalità, non si smentiscono mai".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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