L’allarme non è nuovo ma nelle ultime ore è stato ribadito: nel corso del tempo l’Ater, l’Azienda territoriale per l'edilizia residenziale del Comune di Roma, ha accumulato una morosità superiore al miliardo di euro. Una cifra enorme, che farebbe tremare i polsi di chiunque, frutto di alcuni problemi conosciuti ma mai risolti.
Tra questi vi è quello inerente i mancati introiti dai canoni di locazione. Si stima che solo il 30% degli inquilini dell'Ater paga l'affitto in modo regolare e ha diritto a una casa popolare. Un percentuale davvero minima. Il restante, invece, non ha alcun titolo o, pur avendone diritto, è in ritardo con i pagamenti.
In città, in base a dati forniti dall’azienda, gli alloggi sono 46.191: di questi quasi 8 mila sono occupati abusivamente, il 17%. Pare che non sia neanche molto difficile entrare in possesso di una casa in modo illegale. Angelo Fascetti, coordinatore nazionale dell'associazione inquilini e abitanti Asia-Usb, ha spiegato al Corriere della Sera che c’è chi sfrutta l’inerzia dell'Ater per ottenere un vantaggio: "Molti appartamenti vuoti non vengono riassegnati. Il risultato è che all'interno si insediano persone che non ne avrebbero diritto".
Vi è poi il capitolo dei cosiddetti "occupanti sanabili", coloro cioè che non hanno al momento titolo per restare negli alloggi ma hanno fatto richiesta di sanatoria per mettersi in regola. In questa categoria figurano circa 14mila inquilini, il 30% del totale.
I calcoli sono relativamente semplici. Le case popolari abitate da utenti in regola sono la metà: ma tra questi circa il 20% è moroso. Ai ritardi dei pagamenti di chi è in regola si somma quelle di chi non ha diritto. Risultato: i mancati introiti dai canoni di locazione superano il miliardo di euro.
L’azienda ha provato a porre rimedio a tale situazione avviando, negli ultimi anni, un piano di recupero crediti attraverso l’invio di circa 50mila diffide con l'obiettivo di incassare circa 490 milioni di euro. Ma anche questo tentativo non ha prodotto i risultati sperati. Ora si sta tentando una nuova strada per cercare di recuperare il denaro: l’utilizzo di un sistema automatico per spedire le richieste di pagamento a cadenza semestrale.
Ma vi è anche un altro grande ostacolo da superare: quello legato alla categoria catastale degli immobili. Vi è, infatti, una differenza di costi da sostenere per abitazioni situate in quartieri diversi della Capitale.
Per questo Fascetti ha evidenziato che è nella "qualità del debito stesso, spesso generato dalle indennità di occupazione spropositate a seconda delle zone che risiede gran parte del problema". Chi occupa abusivamente deve pagare un'indennità di occupazione. Ma, come ha spiegato il coordinatore dell'Asia-Usb, c'è una disparità di trattamento tra gli alloggi del centro e quelli della periferia. "Portiamo qualche esempio, l'indennità di occupazione fatturata a un inquilino senza titolo nel quartiere di Tor Bella Monaca può arrivare fino a mille euro mensili mentre per un quartiere centrale oscilla fra i 180 e i 220 euro", ha spiegato Fascetti.
Disparità che, secondo il coordinatore dell'Asia-Usb, deriva "dalle storture delle norme con cui si quantificano le indennità. Così nelle cinture di periferia estrema si accumulano debiti su debiti che non sono realmente esigibili e dunque rimarranno iscritti nel bilancio aziendale per molti anni ancora senza che l'ente incassi un euro".
Lo stesso Fascetti ha anche affermato che per risolvere questo problema l'Asia-Usb ha chiesto “ripetutamente l'intervento normativo necessario a regolare in modo univoco la questione".Certo, tra mancati incassi e spese per garantire i servizi achi è in regola non è difficile capire perché l’Ater si trovi in difficoltà. Si aspetta settembre per conosocere eventuali novità.
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