“Quel che è accaduto è l’ennesima prova della scarsa sensibilità che l’amministrazione capitolina mostra verso i defunti”. Valeria Campana, portavoce del comitato dei cimiteri di Roma usa parole molto dure per denunciare la totale mancanza di rispetto che Ama ha palesato pubblicando contestualmente sui suoi profili social la notizia della riapertura dei cimiteri e dei Centri di Raccolta dei rifiuti.
Apparentemente potrebbe sembrare una semplice gaffe di comunicazione istituzionale sbagliata della municipalizzata romana, ma la verità è che “dopo quattro anni siamo stufi di sentirci dire ‘è colpa della Regione, abbiamo ereditato una situazione deprecabile ecc…’. Ormai il mandato della Raggi sta finendo…”, accusa Campana che quattro anni fa ha deciso di creare questo comitato per salvaguardare i cimiteri dal degrado. “L’unica volta che Ama ha risposto a una nostra segnalazione è stata nel 2017 quando una donna è andata a fare visita alla tomba di sua madre e, nel togliere le erbacce, si è ritrovata in mano una mandibola”, racconta la portavoce del comitato rivelando che l’Ama si era difesa consigliando alla donna di fare denuncia alla polizia. “Ma non è così. È onere di chi ha la concessione del cimitero rispondere a queste situazioni”, ribatte Campana che accusa Ama di negligenza anche nel caso della truffa sulle cremazioni.
La truffa sulle cremazioni
Truffa compiuta da un’agenzia di pompe funebri e riguardo alla quale Ama si è dichiarata parte lesa. “Secondo un’inchiesta che è tutt’ora in corso, invece, sembrerebbe che i resti dei defunti sarebbero stati rotti a mano con la complicità delle pompe funebri e dei dipendenti Ama”, rivela Campana. In un’altra occasione, invece, un’agenzia di pompe funebri avrebbe lasciato il corpo di un defunto nel deposito del cimitero anziché cremarlo e avrebbe consegnato ai familiari un’urna piena di ferro e sassi. Tutte vicende che si uniscono all’incuria e al degrado che caratterizzano il Verano, Prima Porta e gli altri cimiteri della Capitale. “Per non parlare, poi, dell’aumento delle tasse avvenuto nel 2017, anno in cui è stata introdotta anche l’imposta sul commiato prima della cremazione del proprio caro (250 euro). Chi, invece, effettuava la cremazione fuori Roma doveva pagare circa altri 200 euro di diritti di segreteria”, denuncia la portavoce del Comitato.
Le testimonianze dei familiari
Molto grave è anche la vicenda che vede come protagonista la signora Franca De Paola che, da oltre un anno, non riesce a realizzare l’ultima volontà di sua madre: essere sepolta accanto al marito deceduto nel 1985. “Cinque anni fa abbiamo rinnovato il fornetto di mio padre per altri 30 anni perché era desiderio di mia madre ricongiungersi con mio padre”, racconta la signora De Paola che, dal gennaio 20919, non riesce a far visita alla tomba di suo padre. L’edificio del cimitero Flaminio dove riposa suo papà, infatti, è chiuso dal gennaio 2019 per fare dei lavori di manutenzione straordinaria che, al momento, non sono nemmeno partiti. Lavori che, probabilmente, non si eseguiranno mai perché c’è un contenzioso tra l’Ama e il Comune di Roma e non si sa chi debba svolgerli. “Dalle pompe funebri ci hanno fatto sapere che persino a loro è stato vietato l'ingresso nell’edificio e, quindi, non era possibile ricongiungere i miei genitori”, dice De Paola che, a quel punto, decide di pagare 150 euro per l’affido delle ceneri. Quando, però, si scopre che esiste un problema strutturale di quell’edificio cimiteriale, la signora De Paola decide di spendere altri 1500 euro per comprare un fornetto funerario dove mettere la salma di sua madre. “Ma non è tanto il fatto economico quanto il dolore di non aver potuto esaudire la volontà di una donna di 95 anni di restare col marito”, spiega la donna affranta e anche pervasa dalla rabbia per l’ingiustizia subita. “In questi mesi, infatti, l’Ama ha tolto le salme dei defunti per i quali non è stata rinnovata la concessione del fornetto e le ha sostituite con altre salme solo per farci altri soldi”, attacca De Paola che sull’accaduto ha presentato un esposto alla procura di Roma. “Se una struttura è inagibile per me, è inagibile per tutti” dice sconsolta, ma anche determinata a raggiungere il suo scopo: “Fosse l’ultima cosa che faccio, ma io devo mettere mia madre insieme a mio padre”.
La signora Fiorenza Bruschi, infine, si “ritrova tra coloro che son sospesi”, considerando che sua madre è morta il 9 marzo scorso, due giorni prima che il lockdown venisse esteso in tutta Italia.
La donna, che non è deceduta a causa del Covid-19, è stata poi cremata il 24 marzo, “ma ancora non sappiamo “quando avverrà la sepoltura nella tomba di famiglia al Pincetto, la zona più antica del Verano”. La signora Bruschi denuncia, infine, il degrado per quei cimiteri come il Verano che, pur essendo potenzialmente una importante meta turistica, “è al degrado più totale, privo di vigilanza e decoro”.
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