Qualche giorno fa, era per l'esattezza lo scorso 27 aprile, vi abbiamo raccontato di un guaio all’ambasciata somala romana situata nel quartiere romano di Prati. Una ventina di giorni prima il nuovo diplomatico nominato da Mogadiscio era entrato nell’edificio di via dei Gracchi al civico 305, forzando e cambiando le serrature, e prendendo pieno possesso del luogo. Impedendo di fatto al suo predecessore di poter rientrare in ambasciata il mattino seguente.
Fuori dall'ambasciata
Lo sfrattato, Mohamed Abdirahman Sheik Issa, non riuscendo a trovare una soluzione, aveva deciso di rivolgersi al commissariato Prati chiedendo la “protezione diplomatica. È in pericolo la mia incolumità personale quale ambasciatore in carica”. L’uomo aveva quindi spiegato ai funzionari presenti che gli era stato fisicamente impedito l'esercizio delle sue funzioni che, a suo dire, erano in quel momento ancora in corso. Aveva infine terminato asserendo che la rappresentanza diplomatica si trovava in stato di sequestro.
Tutto era iniziato lo scorso giovedì 7 aprile quando, con il favore delle tenebre, Ahmed Adbirahman Nur aveva fatto il suo ingresso nel villino risalente ai primi anni del Novecento, con la carica di ‘incaricato d'affari’, in quanto non ancora ambasciatore in modo ufficiale. Appena entrato aveva fatto cambiare le serrature e si era installato nell’ambasciata precludendo al suo predecessore ogni possibilità di fare ritorno. E infatti, quando la mattina seguente l’altro inquilino aveva cercato di entrare, era rimasto chiuso fuori. Adesso però c’è una novità che può far luce su quanto accaduto e dare ragione a chi effettivamente ce l'ha.
Il documento che cambia tutto
IlGiornale.it è venuto a conoscenza di un documento che potrebbe cambiare le carte in tavola. Si tratta di una lettera inviata dalla Somalia al ministro degli Affari Esteri italiano, con in copia l’ambasciata italiana a Mogadiscio e l’ambasciata somala a Roma. Nel documento il ministro degli Affari Esteri somalo informa il nostro che Mohamed Abdirahman Sheik Issa, lo sfrattato per intenderci, era stato richiamato per consultazione interna, e che avrebbe terminato il suo lavoro a Roma il 28 marzo 2022. Inoltre, sempre nella missiva, viene spiegato che avrebbe preso il suo posto Ahmed Adbirahman Nur, in attesa della nomina di un nuovo ambasciatore.
In ultimo, veniva sottolineato che il ministro avrebbe apprezzato molto se il nuovo arrivato avesse potuto ricevere tutte le facilitazioni necessarie per svolgere i suoi compiti affidati all’ambasciata. Sembra quindi che il nuovo arrivato avesse tutto il diritto di prendere possesso del villino dei primi novecento.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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