Giardinetti di via Statilia, ore 12. Una coppia di nordafricani armeggia con carta stagnola e accendino, quello che occorre per riscaldare una dose di eroina e poi aspirarne i fumi. Più in là altri disperati parlottano a gruppetti, si sono accampati con cartoni e stuoini all’ombra delle Mura Aureliane. Uno di loro si alza, mani sulla cinta fa scivolare giù i pantaloni e inizia ad urinare. La scena si consuma a due passi da Porta Maggiore, chiamata così in omaggio alla sua grandezza. Un colosso di marmo bianco che giganteggia nel rione da quasi duemila anni. Tanti ne sono passati da quando l’imperatore Claudio la fece costruire per monumentalizzare il luogo dove confluivano la maggior parte degli acquedotti che rifornivano l’Urbe.
Storie che ormai appartengono a un passato lontano. Il sito archeologico oggi somiglia piuttosto ad una discarica. Vegetazione incolta, immondizia e micro insediamenti lambiscono la porta monumentale da ogni lato. Barbara, residente sulla sessantina, è sconfortata. "Guardate lì – dice sospirando – c’è persino una doccia". Superando l’erba alta e le ortiche, tenendo le narici chiuse per resistere all’odore di urina, ci avventuriamo nella direzione che ci ha indicato. C’è uno squarcio nelle mura, al di là del quale ci attende uno scenario da incubo: montagne di indumenti, vecchie sedie sfondate, escrementi umani e una colonna doccia. Su come sia arrivata lì possiamo solo formulare qualche ipotesi. Forse è stata "stoccata" temporaneamente tra i ruderi, in attesa di essere venduta in uno dei tanti mercatini abusivi della zona.
"Io sono una che viaggia – continua Barbara – ed una cosa del genere non l’ho mai vista in vita mia. Dire che è vergognoso mi sembra riduttivo". Difficile non darle ragione. Proviamo a metterci nei panni di un turista. Merce rara di questi tempi, ma prima o poi torneranno, forse a visitare anche la bellissima Porta Maggiore. E allora immaginate lo sgomento e l’assurdità di fronte a quella visione, quasi una moderna installazione per celebrare il degrado di Roma. "Poi ci sorprendiamo se la stampa estera parla male della nostra città, ce lo meritiamo".
A tutto questo si sommano giacigli e tracce di fuochi lasciati da chi, evidentemente, ha scambiato il monumento per un dormitorio en plein air. Senzatetto, migranti, sbandati che vivono alla giornata. "Una volta eravamo abituati ai turisti, adesso vediamo gente che bivacca, gente che gira con la bottiglia in mano dalla mattina presto, questa è terra di nessuno", conclude Barbara. Quello dell’abuso di alcol, da queste parti, è una vera e propria piaga. Lo sa bene Carmen Trimarchi, avvocatessa e residente di piazza Vittorio, che a gennaio scorso ha messo le autorità alle strette, presentando una diffida per sollecitare tutti i livelli istituzionali a intervenire in maniera incisiva contro bivacchi, assembramenti in barba alle norme anti-Covid, spaccio e consumo smodato di alcol. Una specie di ultimatum, sottoscritto da circa mille persone tra residenti e commercianti.
Cosa è cambiato da allora? "A distanza di mesi da quell’iniziativa, la situazione è leggermente migliorata, ma c’è ancora tanto lavoro da fare, basta guardarsi attorno per rendersene conto", spiega la legale allargando le braccia. E infatti, qualche settimana fa, i residenti dell’Esquilino sono tornati alla carica con una petizione per chiedere all’amministrazione comunale un’ordinanza anti-alcol. Un provvedimento ad hoc che vieti il consumo di bevande alcoliche da asporto h24 nelle aree pubbliche e nei giardini. La prova che la situazione è ormai fuori controllo sono le montagne di bottiglie di birra e cartoni di vino ammonticchiate ai quattro angoli del rione. "Sarebbe un passo necessario – chiude la Trimarchi – per restituire dignità, sicurezza e decoro ad una zona così centrale della Capitale".
"In tutto il quadrante di Porta Maggiore la situazione è inaccettabile, è uno scempio che si consuma in un rione ricco di testimonianze archeologiche di epoca repubblicana ed imperiale", commenta Marco Veloccia, consigliere della Lega in I Municipio.
"Non è questo il modo di custodire e valorizzare le nostre radici, se da un lato assistiamo alla follia iconoclasta di chi vuole cancellare i monumenti e la storia nel nome del politicamente corretto, dall’altro – conclude – c’è la sindaca Raggi che lascia questo ingrato compito al degrado e all’incuria".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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