Boom di furti e rapine, a Ponte di Nona arrivano i pattugliamenti fai-da-te

Viaggio nella borgata romana di Ponte di Nona, alla periferia est della Capitale, dove un gruppo di residenti, ogni notte, dà la caccia a ladri e malviventi

Boom di furti e rapine, a Ponte di Nona arrivano i pattugliamenti fai-da-te

Cala un’altra notte sulla periferia est della Capitale, si spengono una ad una le luci al di là delle persiane e Ponte di Nona piomba nell’oscurità. Per Franco Pirina, presidente del Caop, e la sua squadra è arrivato il momento di entrare in azione contro furti, rapine e aggressioni. Sale a bordo della sua auto, non prima di aver controllato di avere con sé tutto l’occorrente: spray al peperoncino, torcia elettrica e binocolo da collegare allo smartphone. Non resta che mettere in moto.

Il monitor all’interno dell’abitacolo cattura le immagini del viaggio notturno. L’itinerario cambia a seconda di necessità e circostanze. “Siamo un gruppo di sentinelle civiche, vigiliamo sulle zone più vulnerabili del territorio, quelle dove il rischio che accada qualcosa è più elevato”, racconta, lanciando di tanto in tanto uno sguardo allo specchietto retrovisore per accertarsi che la macchina di scorta, quella dove c’è il resto della squadra, lo segua. “Ma non chiamatele ronde, per carità, noi lavoriamo a stretto contatto con le forze dell’ordine”. È cominciato tutto con la chiusura della caserma dei carabinieri di Settecamini e il successivo trasferimento dei militari a Guidonia.

Da allora intere aree della borgata sono rimaste sguarnite e la microcriminalità, stando a quello che raccontano Pirina e i suoi, ha preso il sopravvento: “Il commissariato Casilino, che è il più vicino, si trova a 12 chilometri di distanza, così abbiamo deciso di organizzarci per aiutare gli agenti nei pattugliamenti”. La specialità delle sentinelle civiche è quella di stanare delinquenti e malintenzionati, senza però atteggiarsi ad eroi: “Il nostro compito è individuare le minacce e chiamare la polizia”. Stanotte, ad esempio, si punta dritto ad un parcheggio interrato che nel corso delle ultime settimane è stato visitato più volte dai ladri. “Si intrufolano nei box, rubano le gomme e infrangono i vetri delle auto, facendo migliaia di euro di danni anche solo per portare via un paio di occhiali”.

Si procede a passo d’uomo, lungo i corridoi di cemento, con i fari che illuminano a giorno ogni propaggine del garage. “È tutto tranquillo, andiamo”, comunica il signor Franco via telefono alla macchina che lo segue. “Ok”, gli rispondono quelli dietro, tirando un sospiro di sollievo. Ma non sempre fila tutto liscio. Qualche tempo fa, infatti, le sentinelle civiche si sono trovate a fronteggiare una situazione drammatica: “Abbiamo sentito delle grida provenire da un campo, erano di una ragazza che era stata accoltellata dal fidanzato, il nostro intervento l’ha messo in fuga. Se non fossimo passati di là chissà cosa sarebbe potuto accadere”. Certo, fatti del genere non sono all’ordine del giorno, ma i colpi di scena non mancano e alla fine, assicurano i volontari, “in media riusciamo a sventare due crimini alla settimana”.

“Per avere un’idea del fenomeno – ci spiega il numero uno del Caop – basta pensare che soltanto nelle ultime due settimane ci sono stati sei furti”. “Abbiamo una chat di Whatsapp che ogni mattina è un bollettino di guerra”, dice Lidia, che da qualche mese si è unita al gruppo. “L’altro giorno – aggiunge – abbiamo notato un camion sospetto che si aggirava nell’isolato, da una verifica è poi emerso che proveniva dal campo nomadi di via di Salone”. È in quest’accampamento, il più grande d’Europa, che, a sentire i residenti, si nascondono i responsabili di almeno il 40% dei furti negli appartamenti: “Mandano a rubare i minorenni – denuncia Pirina – perché sanno che se li prendono non possono fargli nulla”.

E nel quartiere, evidentemente, c’è chi non vede di buon occhio l’iniziativa.

“Mi hanno fatto trovare una tanica di benzina fuori dalla porta di casa, significa che diamo fastidio e, quindi, che lavoriamo bene”, dice il presidente del Caop con un bel sorriso stampato sulle labbra. Ha sporto denuncia, racconta, però prima ha beffato chi lo vorrebbe silenziare, riversando il carburante nel suo serbatoio: “È servito a fare un pattugliamento in più”.

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