Ex Penicillina, Raggi firma lo sgombero del fortino dei migranti

La sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha firmato ieri l'ordinanza che dispone lo sgombero dell'ex complesso industriale di via Tiburtina. Nella ex fabbrica della Penicillina vivono oltre 500 migranti tra immondizia, rifiuti tossici, spaccio e prostituzione

Ex Penicillina, Raggi firma lo sgombero del fortino dei migranti

Un ghetto nel cuore del quartiere Tiburtino, ritrovo di spacciatori e tossici, e rifugio per oltre 500 migranti che vivono tra scheletri di cemento pericolanti, cataste di immondizia, rifiuti tossici e amianto. La ex fabbrica della Penicillina di via Tiburtina presto verrà sgomberata.

Ad annunciarlo è la sindaca di Roma, Virginia Raggi, che nella giornata di ieri ha dato il suo placet all’ordinanza che prevede "l'allontanamento delle persone a qualunque titolo presenti" all'interno dell'ex stabilimento di proprietà della I.S.F. Industria Farmaceutica. Tra le motivazioni alla base del provvedimento c’è la "tutela della salute e della pubblica incolumità". Il complesso industriale abbandonato, che negli anni si è trasformato in un fortino dello spaccio, è stato già dichiarato inagibile nel 2011 dalla Commissione per la sicurezza statica degli edifici privati. A mettere in sicurezza la struttura avrebbe dovuto pensarci la proprietà. Ma riqualificare questa distesa infinita di ruderi e discariche è impossibile. E allora, secondo la stessa Commissione, che è tornata sul posto lo scorso maggio, l’unica soluzione sembra essere “la demolizione delle strutture interessate".

La misura adottata dal Campidoglio impone comunque ai proprietari dell’ex stabilimento di provvedere entro 30 giorni “alla presentazione di uno specifico progetto relativo alle strutture prospettanti la via Tiburtina, per le quali potrebbe sussistere pericolo per la pubblica incolumità", considerato anche che il complesso si affaccia direttamente sulla strada. "Roma sull'ex fabbrica di Penicillina ha fatto la propria parte, ora spero che gli altri soggetti facciano quanto necessario per evitare che venga rioccupata di nuovo, è già la terza volta che sgomberiamo, c'è quindi bisogno che ognuno faccia la sua parte per evitare il riproporsi di uno schema visto e rivisto", ha commentato la prima cittadina.

Ora la palla passa al Viminale. La scorsa settimana il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva promesso di voler “sistemare” al più presto il “disastro” della ex fabbrica. Anche perché l’ex complesso industriale era stato già posto dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza in cima alla lista delle occupazioni capitoline da sgomberare con urgenza. "Se vorrete farci uscire da qui allora dateci un'alternativa”, è invece l’appello lanciato la settimana scorsa da alcuni dei migranti, in prevalenza africani, che occupano l’edificio. A chiedere a gran voce lo sgombero sono anche i residenti del quartiere.

Il mese scorso all'interno del ghetto si è sfiorata la tragedia, con un giovane gambiano che ha rischiato la vita dopo una lite con alcuni connazionali. L'ultima, violenta, rissa è scoppiata nella giornata di ieri. E per sedarla è stato necessario l'intervento di diverse volanti della polizia.

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