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Fermata banda di rom, ben 12 rapine durante il primo lockdown

Per il gip c'è il serio pericolo che "gli indagati, se liberi di circolare, commettano altri gravi delitti della stessa specie"

Fermata banda di rom, ben 12 rapine durante il primo lockdown

Hanno approfittato del lockdown per commettere furti all'interno di supermercati e negozi chiusi e adesso, ad un anno di distanza, i 6 cittadini rom facenti parte della banda sono stati arrestati e messi in stato di fermo. I malviventi, secondo quanto riferito dalle autorità locali, erano riusciti a mettere a segno un totale di 12 rapine nella primavera dello scorso anno, quando l'intero Paese si trovava bloccato a causa delle misure restrittive emanate dal governo Conte per arginare la diffusione del Coronavirus. Ad essere presi di mira diversi supermercati e centri commerciali presenti sul territorio del Lazio, nello specifico a Roma, Pomezia, Fiumicino e nella zona dei Castelli romani. La banda entrava in azione di notte. I furti commessi a ripetizione avevano portato nelle tasche dei criminali un bottino di 130mila euro.

Ad occuparsi delle indagini i carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Frascati, cordinati dalla procura della Repubblica di Velletri, che hanno collaborato con i colleghi della compagnia di Anzio. L'attività investigativa ha infine portato alla cattura dei 6 sinti, rintracciati ed arrestati nel corso della mattinata di ieri nella zona di Salzare, alle porte di Tor San Lorenzo (frazione del comune di Ardea).

Stando a quanto ricostruito dai militari, la banda soleva riunirsi all'interno dell'abitazione di Ardea del loro leader, una roulotte situata in via Acque Basse. Qui venivano organizzati i colpi, messi poi a segno al calare della notte, quando le strade, già poco frequentate a causa dei provvedimenti anti-Covid, si svuotavano del tutto. Il coprifuoco ed il divieto di spostamento venivano completamente ignorati dai 6 rom, che si approfittavano della situazione per poter agire indisturbati all'interno degli esercizi commerciali chiusi. Ad essere portato via non soltanto il denaro contenuto nelle casseforti, ma anche prodotti alimentari. Ogni membro del gruppo aveva un preciso compito: alcuni restavano all'esterno dei locali per fare da pali ed informare tramite ricetrasmittente i compagni che stavano commettendo il furto, mentre un altro componente della banda si occupava di disattivare il sistema di sicurezza e le videocamere di sorveglianza.

Con questo modus operandi il gruppo era riuscito a mettere a segno i primi 6 colpi, a cui si erano poi aggiunti ulteriori 6 tra marzo e maggio dello scorso anno (per un totale quindi di 12). Per i primi 6 la banda di rom era già finita in manette, ma il pericolo di recidiva ha convinto le autorità locali a procedere con un secondo arresto. Preziose per arrivare alla cattura le immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza: in particolare l'abbigliamento scelto dal capo banda (un giubbotto di marca) avrebbe aiutato gli inquirenti ad arrivare alla sua identificazione.

Accusati dei reati di associazione a delinquere, furto in danno di negozi legati alla grande distribuzione ed estorsione (nei confronti di un componente della banda, poi cacciato), i 6 rom si trovano ora a disposizione dell'autorità giudiziaria: 4 di loro sono in carcere, mentre 2 hanno ottenuto i domiciliari.

Nel provvedimento di custodia cautelare emesso dal giudice per le indagini preliminari Gisberto Muscolo e riportata da Il Messaggero, si fa esplicito riferimento al pericolo che "gli indagati, se liberi di circolare, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per cui qui si procede".

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