"Terrore dei supermercati". La spietata banda di sinti

Sono cinque in tutto i componenti della banda finiti in manette: al momento sei i colpi loro attribuiti (per un bottino complessivo di 30mila euro), ma gli inquirenti sono convinti che possano esserci altri furti su cui indagare

"Terrore dei supermercati". La spietata banda di sinti

È stata finalmente fermata, grazie alle indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Frascati (Roma), la banda di sinti che si è resa protagonista negli scorsi mesi di una lunga scia di furti commessi in tutta la provincia.

Ad essere presi di mira soprattutto supermercati ed esercizi commerciali connessi alla grande distribuzione, con un bottino complessivo che, allo stato attuale delle investigazioni, si aggirerebbe intorno ai 30mila euro. Questo almeno per quanto riguarda i sei colpi che sono stati al momento attribuiti alla banda, dato che gli inquirenti non escludono che gli stessi malviventi possano aver compiuto altri furti del medesimo genere: proprio in questa direzione stanno infatti proseguendo le indagini degli uomini dell'Arma.

Chiave fondamentale per riconoscere il "lavoro" dei sinti, cinque quelli fermati nelle scorse ore anche grazie alle immagini estrapolate da una videocamera di sorveglianza, il "modus operandi" che si ripeteva in occasione di ogni colpo. Stando a quanto riferito proprio dai carabinieri del nucleo operativo di Frascati, dopo aver scelto il loro obiettivo, i malviventi si dividevano i compiti da svolgere per portare a termine il furto, con lo scopo primario di arrivare alla cassaforte.

Due componenti della banda rimanevano all'esterno della struttura presa di mira, posizionandosi con attenzione in modo da poter osservare tutta la zona circostante e far eventualmente scattare l'allarme nel caso in cui venissero rilevati dei movimenti sospetti. A rimanere in costante comunicazione coi due "pali", tramite radiolina ricetrasmittente, un terzo uomo, il tramite con l'esterno per gli ultimi due componenti della banda, ovvero quelli incaricati di svolgere le mansioni più delicate. Il quarto soggetto era addetto alla disattivazione dei sistemi di sicurezza, quindi sia le telecamere a circuito chiuso che gli impianti di allarme, mentre l'ultimo complice si occupava di svaligiare le casseforti, vero e proprio obiettivo primario del gruppo, che comunque non disdegnava neppure alcuni prodotti costosi in esposizione sugli scaffali del negozio.

Ben sei i colpi messi a segno a breve distanza l'uno dall'altro, alcuni dei quali compiuti pure durante il periodo del lockdown, come sottolineato dal gip del tribunale di Velletri. "Particolare non secondario è costituito dal fatto che le condotte sono perdurate nonostante le limitazioni agli spostamenti imposte dal Governo italiano per limitare il fenomeno epidemiologico da Covid-19", ha spiegato il giudice, come riportato da "Il Messaggero". "Infatti i soggetti, per il perseguimento del fine previsto dall’organizzazione, hanno ignorato tali divieti, continuando a muoversi liberamente all’interno dell’intera provincia romana e favorendo potenzialmente, con la loro condotta, la diffusione della pandemia. Tale ultimo dato rileva la assoluta insensibilità degli indagati a qualsiasi precetto normativo".

Ad incastrare i malviventi il riconoscimento degli abiti particolari indossati durante tutte le loro incursioni: proprio ciò che avevano utilizzato per camuffarsi è risultato quindi fatale. In particolar modo un giubbotto di marca appartenente al leader della banda e trovato dai carabinieri in casa di quest'ultimo a Tor San Lorenzo, ovvero il luogo di ritrovo dei sinti, quello in cui venivano studiati i colpi da mettere a segno.

Qui gli inquirenti hanno rinvenuto anche alcuni oggetti di lusso che facevano parte dei bottini della banda.

A finire in manette al termine delle operazioni sono stati cinque uomini di etnia sinti, tutti di età compresa tra i 25 ed i 45 anni.

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