La metro Barberini resta chiusa, i negozianti: "A rischio attività e posti di lavoro"

Domenica l'ennesima attività commerciale ha chiuso i battenti a piazza della Repubblica. È la settima dalla chiusura della fermata metro lo scorso ottobre. E i commercianti di piazza Barberini denunciano: "Qui si rischia lo stesso scenario"

La metro Barberini resta chiusa, i negozianti: "A rischio attività e posti di lavoro"

“La chiusura della metropolitana ci sta mettendo in ginocchio”. Sembra di sentire un esercente di piazza Esedra, uno di quei negozianti indignati che hanno fatto rete per reclamare la riapertura della fermata Repubblica. Invece stavolta a parlare sono i colleghi di piazza Barberini e dintorni. Cambiano le insegne, la mercanzia e le fisionomie ma le problematiche restano le stesse. Proprio come le domande che, di giorno in giorno, si fanno più pressanti. Una su tutte: “Quando riapriranno la fermata?”.

La maledizione che ha funestato la linea A della metro di Roma è cominciata ad ottobre 2018 con il crollo della scala mobile sulla quale viaggiavano 27 tifosi russi in trasferta nella Capitale. Un episodio che cinque mesi dopo ha rischiato di ripetersi a Barberini, sequestrata dall’autorità giudiziaria per stabilire le responsabilità dell’ennesimo guasto. Nelle stesse ore, per precauzione, scattava la chiusura della fermata Spagna, perché anche lì gli impianti di sopraelevazione non davano garanzie. Da quel 23 marzo molte cose sono cambiate. Il 7 maggio, dopo un mese di isolamento, Spagna è stata la prima a riaprire i battenti. Per Repubblica, invece, l’attesa si è protratta fino al 25 giugno, anche se l'impianto di risalita incriminato non è stato ancora riparato, mentre Barberini è stata dissequestrata ma resta ancora off-limits.

“Gli ingressi in negozio si sono diradati ed abbiamo avuto un calo del fatturato del 30% ”, denuncia la titolare di una farmacia. La versione è identica qualche civico più in là. “Non sono solo i proprietari ad avere problemi – osserva un dipendente del bar all’angolo con via del Tritone – ma siamo anche noi lavoratori, che ci siamo visti diminuire turni e guadagni”. E qualcuno ci ha già rimesso addirittura il posto: “Ad ora di pranzo avevamo un terzo cameriere, adesso non lo abbiamo più". “A che serve pagarlo - si domanda - se non ci sono i clienti?”.

La situazione è difficile da comprendere, soprattutto per i turisti. “È imbarazzante – spiega Joao, anche lui dipendente di un bar – dover spiegare agli stranieri quello che sta accadendo”. Lo stesso imbarazzo provato dai negozianti di piazza Esedra e via Nazionale che, alla fine, avevano persino srotolato uno striscione in lingua inglese: “Roman people apologize to turists” (I cittadini di Roma si scusano con i turisti). Oggi, dopo 8 mesi di blackout, per loro le cose stanno tornando alla normalità. “La zona si è rivitalizzata, è ricominciato il viavai ed il riscontro in termini di guadagno c’è stato già dal primo giorno, pensi che alcuni di noi neppure volevano chiudere quella sera”, racconta Cristina Barletta, portavoce del Comitato Riapertura Metro Repubblica. Nella sua farmacia le perdite si sono assestate attorno al 30% ma in alcuni negozi hanno sfiorato il 70. Sono quelli che non ce l’hanno fatta a vedere l’alba del 25 giugno: sei attività in tutto.

E c’è anche chi, dopo aver stretto i denti per 8 mesi, si è visto costretto ad abbassare la serranda nei giorni successivi alla riapertura. È il caso di un bar sotto ai portici della piazza: “Ringraziamo tutti i clienti che ci hanno scelto”, si legge sul messaggio di commiato affisso sulle vetrine. Anche qualcun altro si prepara a lasciare la zona. “Qui abbiamo due negozi da quattro generazioni, uno dei due lo chiudiamo”, ci spiega il figlio del titolare di una coltelleria con una punta di amarezza. Anche stavolta l’affaire metro è stato determinate ma, precisa il nostro interlocutore, “quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Questo quadrante del centro storico già da tempo ha preso di fascino e attrattività. Il male che lo affligge si chiama degrado. “Ad ogni angolo di strada ci sono clochard accampati e nomadi a caccia di portafogli, immondizia non raccolta, scarsa illuminazione ed una viabilità da incubo”.

Un campanello di allarme, questo, già risuonato ad aprile scorso. Quando le sette principali associazioni di imprese di Roma (Acer, Coldiretti, Confcommercio, Cna, Confesercenti, Federlazio e Unindustria) avevano denunciato “la stasi economica” della città e la sua “drammatica perdita di competitività”. E da quelle premesse avevano lanciato un appello all’amministrazione Raggi per rilanciare il territorio ed una proposta di collaborazione.

“Il commercio dovrebbe essere una risorsa invece è stato pregiudicato in modo scandaloso da una gestione della città totalmente inadeguata”, ci dice uno dei negozianti, che ora pensano ad un’azione risarcitoria nei confronti del Comune.

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