Perizia sulla morte di Gaia e Camilla, dubbi sui freni dell’auto

Gli esperti vogliono capire perché il sistema di sicurezza non ha funzionato. Nominato dalla procura un ingegnere esperto di infortunistica stradale

Perizia sulla morte di Gaia e Camilla, dubbi sui freni dell’auto

Un fatto tragico avvenuto a Roma una manciata di giorni prima di Natale. S’indaga ancora sull’incidente avvenuto a Corso Francia la notte tra il 21 e il 22 dicembre. In quell’occasione morirono due sedicenni: Gaia Romagnoli e Camilla von Freymann. Si allungano i tempi per la superperizia che potrebbe chiarire una volta per tutte la dinamica dello schianto. Resta uno snodo chiave da appurare, scrive il Messaggero: i sensori radar proteggi pedoni dell’auto guidata dal ventenne Pietro Genovese erano attivi? E se lo erano, allora perché non hanno funzionato nonostante il tentativo del conducente di arrestare il mezzo?

Per stabilirlo è stato nominato dalla procura un ingegnere esperto di infortunistica stradale. Si chiama Mario Scipioni e ha bisogno di chiarimenti dai tecnici della società costruttrice che per quel Suv ha ottenuto grandi riconoscimenti proprio per i sistemi di sicurezza. Un punto cruciale per accertare se non fossero funzionanti, oppure disattivati o, infine, non entrati in funzione per un guasto.

Il sistema di frenata di emergenza autonoma, infatti, non si è attivato. In assenza della scatola nera sarà un elemento centrale per accertare l’approccio alla guida del conducente che aveva ripreso la marcia appena scattato il semaforo verde. La perizia sulla dinamica dell’incidente era attesa per domani, così come concordato col procuratore aggiunto, Nunzia D’Elia, e il pm, Roberto Felice. Un accertamento irripetibile a cui stanno partecipando anche gli altri consulenti delle parti processuali, cinque in tutto, considerati i due nominati dall’indagato e i tre dei familiari delle vittime.

Qualcosa però è già chiaro. È stato accertato che la Renault Koleos guidata da Genovesi era sprovvista di scatola nera. La perizia quindi diventerà ancora più cruciale. Al consulente tecnico era stato chiesto di accertare quale fosse la velocità e il punto d’urto, la corsia percorsa, la sincronizzazione delle lanterne semaforica pedonale e veicolare. Ma anche accertare le condizioni di visibilità al momento del sinistro. Il fulcro, così, rimane la dinamica.

Ci si aspettava che gli accertamenti fossero più semplici, se appunto il Suv fosse dotata di una scatola nera, circostanza adesso esclusa. Un altro punto oscuro resta il luogo esatto in cui Gaia e Camilla hanno attraversato.

La maggior parte dei testimoni riferisce che non fossero sulle strisce pedonali e che il semaforo segnasse il verde per le auto, così come riferito da Genovese e da uno dei due amici in auto con lui. Il ragazzo, intanto, resta ai domiciliari. La difesa non ha chiesto l’annullamento della misura cautelare.

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