Un primo caso di peste suina africana, Psa, è stato rilevato a Roma. L'infezione è stata accertata dai rilievi autoptici effettuati su una carcassa di cinghiale rinvenuta nel parco dell'Insugherata. Il caso in questione è stato segnalato e individuato dall’Istituto zooprofilattico del Lazio e confermato poi da quello di Umbria e Marche, quale centro di riferimento nazionale per questa malattia. Adesso si dovrà aspettare l’esito dell’autopsia sul corpo dell’ungulato per capire se si tratti dello stesso ceppo che ha già colpito nel nord Italia. Intanto è stato attivato il monitoraggio sull’intera area per circoscrivere i confini della zona interessata. Qualora venisse confermato, si tratterebbe del primo caso di peste suina nel Lazio, e quindi lontano dall’area che era stata interessata fino a questo momento: dalla provincia di Genova verso il Piemonte fino a Serravalle Scrivia, comune in provincia di Alessandria. Ettore Prandini, presidente della Coldiretti, ha affermato che “serve responsabilità delle Istituzioni per un intervento immediato al contenimento della popolazione dei cinghiali che hanno invaso campagne e città fino alla Capitale con danni economici per gli allevatori e rischi per la sicurezza dei cittadini”.
L'emergenza rifiuti
Una delle cause principali che porta i cinghiali in città è la ricerca di cibo, che gli animali possono tranquillamente trovare nelle strade delle Capitale, dove ci sono ancora cumuli di immondizia non raccolti, nonostante le promesse fatte dal sindaco capitolino Roberto Gualtieri a inizio mandato. Il primo cittadino aveva infatti promesso ai romani di ripulire la Città Eterna entro lo scorso Natale, ma è passata anche Pasqua e la situazione è uguale a prima. Basti pensare che lo scorso 27 marzo erano stati tolti gli ultimi 56 cassonetti presenti nel rione Monti e il quartiere è stato invaso dalla spazzatura. L'azienda Ama aveva infatti deciso di modificare il sistema di raccolta e smaltimento di immondizia, puntando sull’estensione del porta a porta e sull’attivazione di tre postazioni mobili. Anche aggiungere delle isole ecologiche non è però servito a nulla. Per i cinghiali, animali affamati in cerca di cibo per loro e la loro prole, le strade romane sono come una tavola imbandita.
La peste suina è una infezione molto contagiosa e spesso mortale per cinghiali e suini, che non è però trasmissibile all’uomo. Al momento gli unici a esserne colpiti sono stati gli ungulati, ma se dovesse raggiungere gli allevamenti costituirebbe un notevole problema a livello economico, oltre a rischi per i cittadini. Sono 109 gli animali infetti in Piemonte e Liguria, ai quali vanno adesso aggiunti i numeri del Lazio. Un solo caso confermato può bastare a far scattare l’allarme negli oltre 12mila allevamenti di suini attivi in regione, per un totale di 43mila capi. E Roma di cinghiali ne sa qualcosa, visto che nella sola provincia romana i cinghiali in libertà sarebbero già più di 20mila.
La Lega chiede interventi urgenti e mirati
Nella giornata di ieri è stata convocata la riunione del gruppo di esperti che lavora sulla Psa, che periodicamente si riunisce per analizzare i casi, come è avvenuto in Piemonte e Liguria. Intanto sono state avviate anche le procedure di notifica europea. La Regione Lazio ha reso noto che, in seguito al ritrovamento di un esemplare di cinghiale morto a causa della peste suina, si è riunita, in accordo con il Commissario straordinario nazionale alla peste suina africana Angelo Ferrari, la task force della regione Lazio. La regione ha messo a disposizione da oggi il numero verde della protezione civile regionale (803555) per segnalare eventuali ritrovamenti di animali morti e attivare immediatamente i servizi veterinari. I deputati della Lega in Commissione Agricoltura hanno commentato quanto avvenuto sottolineando che “il caso di Roma conferma per l'ennesima volta che la peste suina africana non si contrasta a parole, ma con interventi urgenti e mirati. A mancare è stata innanzitutto la prevenzione e ora i numeri parlano chiaro: milioni di cinghiali in Italia, di cui 20mila nella sola Capitale, significa molti raccolti a rischio devastazione e aumento esponenziale della diffusione di questa malattia. La peste suina africana non è contagiosa per gli uomini, ma può comportare un serio danno economico per la filiera. Non c'è più tempo da perdere".
Il rischio
Sabrina Alfonsi, assessore all'Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma Capitale, ha precisato che il suo assessorato sta seguendo con estrema attenzione la comparsa, dopo gli oltre 100 casi in Piemonte e Liguria, dell'infezione da Peste Suina Africana accertata dai rilievi autoptici effettuati su una carcassa di cinghiale rinvenuta nel parco dell'Insugherata a Roma. Ha inoltre aggiunto che verrà dato tutto il supporto necessario alle misure da adottare per gestire l'epidemia, al fine di impedire che il virus si diffonda ulteriormente o che possa infestare gli allevamenti presenti a Roma e provincia. I romani intanto devono cercare da soli di trovare soluzioni per non rischiare di essere attaccati dagli ungulati che passeggiano per la città rovistando tra i rifiuti in cerca di cibo, e che nelle ultime settimane hanno aggredito sia le persone che i loro cani.
Nelle chat di quartiere è stato anche suggerito di non uscire di casa dopo le 20.30 e di anticipare l’ultima uscita con il proprio quattro zampe. Un coprifuoco che i cittadini si autoimpongono per cercare di porre rimedio a un problema grave che dovrebbe invece essere risolto dalla giunta comunale.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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