Quando venerdì pomeriggio il prete dell’antimafia romana, Don Antonio Coluccia, fondatore dell’Opera Don Giustino a Roma, è arrivato con la scorta all'Antico Caffè di via Filippo Tommaso Marinetti al Laurentino 38 è stato guardato in malo modo, con qualcuno che si è chiesto cosa ci fosse andato a fare. Poco dopo invece sono stati molti ad avvicinarlo, a stringergli la mano e a chiedere anche un selfie con il prete.
La visita del prete antimafia
Don Antonio è andato a portare conforto e solidarietà ad AndreA e alla moglie, la coppia di proprietari del bar tabacchi che sabato 5 febbraio hanno visto entrare sei persone facenti parte di una famiglia di pregiudicati calabresi, quattro donne e due uomini, che hanno rotto tavoli e sedie a sprangate, e che si sono poi avventati contro i proprietari dell’esercizio picchiandoli a sangue. Solo l’intervento di alcuni clienti che hanno cercato di fare da scudo alla giovane coppia ha impedito che i due venissero uccisi. Il raid punitivo sarebbe avvenuto in risposta al rifiuto degli esercenti di sottostare alle richieste e alle pressioni dei clan.
Come riportato da Il Messaggero, don Antonio ha fatto sapere: “Tornerò al Laurentino già nelle prossime ore, molti cittadini e altri negozianti mi hanno chiesto di passare anche da loro. Impugnerò il mio megafono, porterò i bambini a giocare al pallone perché anche questo quartiere non è esente dalle infiltrazioni dei signori della droga che si impossessano metro dopo metro delle piazze e degli spazi di questa città e si fanno padroni delle vite di chi li abita. Uomini senza scrupoli che approfittano del degrado e dell'incuria, della mancanza di luoghi sociali e delle cultura, per sistemare le loro sentinelle e il loro avamposti in maniera capillare”. Il prete ha poi aggiunto che fa impressione arrivare al Laurentino 38 perché si respira un’aria pesante.
Le indagini
Ha poi tenuto a dire che i residenti sono stanchi di questa situazione e chiedono di essere aiutati. Dopo di lui anche l’ex primo cittadino di Roma, Virginia Raggi, si è recata sul luogo del blitz. Nella zona non mancano individui mandati appositamente dalla Camorra per controllare tutto. A indagare sull’irruzione al bar tabacchi ci sono gli investigatori dell'Antimafia del Lazio e del commissariato Esposizione.
Secondo quanto emerso dalle indagini sarebbero almeno quattro le piazze di spaccio al Laurentino, e su queste i gruppi vicini alla Camorra marcano il territorio cercando di fare la parte del leone e poter dettare legge a loro piacimento. Sarebbero i cartelli calabresi sul litorale romano a fornire di droga gli spacciatori. Questi sarebbero infatti i soli a poter contattare i broker americani per avere la coca dal Centro America.
Poi, una volta che la roba è arrivata in Italia, lo spaccio viene affidato ad affiliati alla Camorra e albanesi. I primi riescono anche a reperire la marijuana e a spacciare al minuto per strada e nelle abitazioni, mentre i secondi vengono usati in bar e locali per riciclare il denaro sporco.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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