"Licenziata da scuola perché transessuale". Con queste parole, Giovanna Cristina Vivinetto, una poetessa e docente di lettere, 25 anni, ha denuciato il sospetto di una discriminazione sessuale nei suoi confronti per essere stata allontanata in tronco dall'istituto paritario Kennedy di Roma.
Un licenziamento alquanto anomalo. O, almeno, così sembrerebbe data la singolare modalità della vicenda e i tempi affrettati in cui la donna sarebbe stata messa alla porta dalla dirigente della scuola. In un appello pubblicato su change.org, la giovane professoressa capitolina, racconta di non aver maturato più di due settimane di insegnamento presso il Kennedy quando le avrebbero comunicato la scelta di interrompere il rapporto lavorativo. Così, di punto in bianco, sarebbe stata sollevata dal suo incarico di docente, senza alcun minimo avvertimento. Il dubbio che la presa di posizione, netta e repentina, da parte dell'amministrazione sia legato alla sua natura transgender nasce a fronte di un mancato riscontro con le motivazioni del licenziamento.
"Sono una ragazza transessuale - scrive nella lettera d'appello su change.org - Dopo appena due settimane di servizio all'istituto paritario Kennedy, a Roma, dopo avermi assunta con un contratto della durata di un anno scolastico, mi ha licenziata in tronco. Senza il preavviso di quindici giorni previsto dal contratto e adducendo a questo gesto motivazioni confuse, nebulose e decisamente poco credibili".
Stando a quanto si apprende dallo scritto, la preside dell'istituto avrebbe mosso delle criticità relative al metodo d'insegnamento della 25enne sostenendo che alcuni genitori ed alunni si sarebbero lamentati di un ritardo nei programmi didattici. "La cosa a mio avviso grave - continua Giovanna Cristina Vivinetto - è che per giustificare motivazioni altre per licenziarmi, siano stati tirati in mezzo i ragazzi con i quali, invece, si era creato fin da subito un rapporto improntato alla massima fiducia e che avevano recepito con grande intelligenza la mia storia".
La professoressa racconta di non aver mai fatto mistero della sua transessualità con gli alunni, motivo per cui avvalora il sospetto di una discriminazione di genere. "Probabilmente, c'entra il fatto che io sia una donna transessuale - prosegue -E questo sarebbe molto triste e ingiusto, tanto che non voglio pensarci".
A fronte di quanto affermato, in chiosa al lungo racconto, fa appello alla scuola affinchè chiarisca la natura del licenziamento onde
evitare risvolti giudiziari della faccenda: "Chiedo una saggia presa di coscienza in modo da poter risolvere il problema prima di arrivare in tribunale e, in tal caso, dover rispondere ad un giudice del lavoro".
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