Un agente della Polfer è finito a processo perché accusato di aver rubato alcuni oggetti smarriti tra il 2018 e il 2019 da turisti italiani e stranieri alla Stazione Termini di Roma. Invece di restituirli e catalogarli, come avrebbe dovuto fare, secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero l'indagato li portava a casa sua, si teneva eventuali soldi e a volte anche gli oggetti preziosi. Tra gli oggetti trafugati ci sarebbe anche una penna griffata, per non parlare di portafogli e monili. Secondo l'accusa, come riportato da Il Messaggero, gli oggetti smarriti sarebbero risultati tutti come riconsegnati ai rispettivi proprietari. E ci sono anche i verbali di restituzione timbrati dagli uffici diplomatici riceventi. Grazie a questa truffa un assistente capo della Polizia ferroviaria di 54 anni si sarebbe messo da parte oggetti per un valore di oltre 9mila euro.
L'accusa
L’uomo, Marco Cecchetti, incaricato di gestire i beni che i viaggiatori perdono nella principale stazione di Roma, è finito nei guai. Le accuse nei suoi confronti non sono poche: il pubblico ministero Francesco Basentini gli contesta infatti le accuse di peculato, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Tutti i fatti sarebbero avvenuti tra maggio 2018 e 14 marzo 2019, la data dell'ultimo ritrovamento. Cecchetti avrebbe dovuto gestire tutti i fascicoli riguardanti i vari oggetti smarriti o abbandonati da viaggiatori italiani e stranieri di passaggio per la stazione di Roma Termini, la più importante della Capitale, che con i suoi 225mila metri quadrati di spazio risulta essere anche la più grande d’Italia. Invece, secondo l’accusa gli oggetti smarriti o dimenticati in quel lasso di tempo non sarebbero stati chiusi negli armadietti dell’ufficio oggetti smarriti in attesa che il proprietario si facesse vivo, bensì sarebbero stati trafugati dal 54enne assistente capo della polizia Ferroviaria.
Nel capo d'imputazione si legge che l'imputato “avendo per ragione del suo ufficio la disponibilità dei beni perduti o abbandonati da persone note o ignote in transito presso la stazione Termini in Roma, se ne appropriava per un totale complessivo di 9.762,82 euro”. Sarebbero 52 gli oggetti smarriti, in particolare portafogli con al loro interno soldi appartenenti a turisti soprattutto stranieri, per esempio di nazionalità inglese, americana, spagnola, colombiana, russa e polacca. La somma più bassa intascata dall’agente sarebbe di 5 centesimi, mentre la più alta di ben 900 euro. Oltre a 400 dollari, pari a 364,96 euro, 1.69 sterline, del valore di 1.88 euro, 50mila rubli, ovvero 734 euro. Tra gli oggetti trafugati anche una penna firmata Swarowsky.
Il falso a regola d'arte
Tutti questi oggetti sarebbero invece stati tutti restituiti ai loro legittimi proprietari. Secondo quanto ricostruito dall'accusa, l'uomo “in qualità di pubblico ufficiale attestava falsamente nel registro dei rinvenimenti o nei verbali di restituzione la riconsegna di beni smarriti da persone in transito presso la stazione Termini”. Viene poi annotato dai pm nel capo d'imputazione che“faceva inoltre figurare in detti verbali, oltre alla propria sottoscrizione, il timbro e la firma dell'ufficio diplomatico ricevente o dell'ufficio oggetti reperiti dal Comune di Roma con la fotocopiatura sottostante di atti veri e la successiva compilazione in originale della parte superiore”.
O anche, come aggiunto dai magistrati titolari delle indagini, “attraverso l'induzione in errore dei funzionari degli uffici competenti grazie alla sovrapposizione, al momento della presentazione, di atti relativi a differenti restituzioni”.Segui già la pagina di Roma de ilGiornale.it?
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