"Sei indegno, non meriti niente". Il principe contro il figlio per l'eredità dei Torlonia

Il capofamiglia Alessandro, morto l'anno scorso, scriveva lettere di fuoco al primogenito Carlo. Il contenzioso coi fratelli

"Sei indegno, non meriti niente". Il principe contro il figlio per l'eredità dei Torlonia

Una famiglia di nobiltà secolare, un patrimonio da quasi 2 miliardi di euro e una lite furibonda tra i quattro eredi. Nel mezzo una banca in condizioni critiche e un un intrigo internazionale con statue pregiate quasi vendute in gran segreto. Sembrerebbe la trama di un romanzo e invece è la storia della lotta intestina alla famiglia Torlonia, con i figli a contendersi i beni di casa dopo la morte del principe capofamiglia Alessandro alla fine del 2017.

Il caso è venuto alla luce durante la settimana, quando i giudici del tribunale di Roma hanno disposto il sequestro di beni del patrimonio familiare per circa 1 milardo e 800 milioni di dollari. Ville e complessi di prestigio, come palazzo Torlonia in via della Conciliazione, villa Torlonia - già nota come villa Albani - e villa Delizia Carolina, più altri terreni. Il tutto dopo che il primogenito di Alessandro, Carlo Torlonia, aveva denunciato una possibile svendita del patrimonio da parte dei tre fratelli minori Giulio, Francesca e Paola, orchestrato a suo dire dal nipote Alexander Poma Murialdo. Quest'ultimo è figlio di Paola Torlonia ed è stato nominato esecutore del testamento del nonno Alessandro.

E non è tutto: come scritto dal Corriere della Sera, Carlo Torlonia - che contesta la redistribuzione dei beni tra i figli - denuncia che "le 623 statue" del patrimonio artistico di famiglia "sembrano essere state oggetto di una trattativa di vendita con un accordo fra Alexander Poma Murialdo, il Paul Getty Museum e il ministero". Il sospetto del primogenito è che queste operazioni siano fatte con la finalità di ripianare i debiti della Banca del Fucino, storico istituto del centro Italia che naviga in acque finanziarie poco tranquille, e in cui gli eredi Torlonia hanno una partecipazione indiretta.

All'accusa ha replicato proprio Alexander Poma Murialdo dalle colonne de Il Messaggero: "Non c'è stata alcuna forma di esclusione, mio zio Carlo è stato reso partecipe di gran parte delle donazioni e dei lasciti di mio nonno". I tre fratelli comunque annunciano battaglia: hanno ingaggiato un solo legale per mostrarsi uniti e intendono rivelare come fu proprio Carlo Torlonia a "estraniarsi" dai rapporti familiari. Così nel processo citeranno diverse lettere scritte da papà Alessandro al primogenito, in cui lo accusava con parole dure.

"Non sei interessato alla mia persona, ma al mio patrimonio"; "Sei irriconoscente verso tutto ciò che per te è stato fatto, ma addirittura indegno di far parte della mia famiglia e di portare il mio nome"; "Vuoi solo scatenare guerre infide": questi alcuni dei passaggi più aspri. E ora la battaglia si sposta davanti ai giudici.

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