Rossi: «La Toscana non vive di solo turismo», ma per il Pdl sul tessile pasticcia

Il governatore toscano ammette che la regione del futuro non è quella che «campa di rendita»: «Ci serve un settore manufatturiero competitivo e sviluppato». Secondo l'opposizione però l'accordo sul tessile che ha firmato con Pechino servirà solo ad aprire le porte all'invasione dei prodotti cinesi

«La Toscana del futuro non è quella che vive di rendita o di solo turismo». Anche il presidente della Regione, Enrico Rossi, considerato oggi il massimo interprete dallo zoccolo duro della sinistra toscana, ha maturato un giudizio critico sull'illusione di una Regione che vive solo di bellezza - che pure non manca - e di qualità della vita, indifferente al problema della deindustrializzazione. Intervistato dal direttore di Irpet (l'Istat locale), Stefano Casini Benvenuti, durante il workshop «Le reti che fanno crescere l'Italia», Rossi ha ammesso che «l'atteggiamento dei comitati, che spesso rappresentano posizioni di rendita, è troppo diffuso in Toscana. Ma con il massimo rispetto dei vincoli ambientali - ha avvertito - dobbiamo dire che se vogliamo tutelare davvero il nostro territorio, c'è bisogno di dargli maggiore sviluppo attraverso una ripresa costruttiva. La Toscana del futuro non è quella che vive di rendita. Chi viene ad investire nella nostra regione e rispetta le leggi, i vincoli e l'ambiente, è il benvenuto».
«La Toscana deve tornare ad essere una terra che attrae investimenti - ha detto Rossi - Non possiamo permetterci di vivere di solo turismo. Quello di cui abbiamo bisogno è un settore manifatturiero sviluppato e competitivo. E questo si può fare tutelando l'ambiente, senza però cedere ai ricatti».
Coincidenza ha voluto, però, che questa interessante riflessione teorica di Rossi abbia coinciso con un atto di governo concreto molto criticato dall'opposizione, proprio per gli effetti che avrebbe sul mondo produttivo, in particolare quello pratese, che vive una fase di grande difficoltà legata all'invasione del tessile cinese. «Spesso - spiega il deputato pratese Riccardo Mazzoni - la forma è sostanza: Rossi e Gestri hanno scelto di firmare l'accordo per far nascere a Prato un Centro di Ricerca comune fra Toscana e Cina sul tessile» e lo hanno fatto «senza informare il sindaco e gli industriali, che avevano espresso a più riprese motivate perplessità». «Siamo di fronte - commenta il coordinatore pratese del Pdl - all'ennesimo strappo istituzionale e, cosa ancora più grave - avverte Mazzoni - a una fuga in avanti sulla pelle di un distretto che dalle incursioni cinesi ha già subito danni irreparabili. Questa intesa, di cui peraltro non si conoscono i dettagli, non chiarisce l'ambito di ricerca e di scambio tecnologico che dovrà realizzarsi a Prato. L'unica cosa certa è che aprirà le porte all'invasione cinese nel prezioso terreno della creatività».


«Rossi - conclude Mazzoni - è convinto che il centro di ricerca aiuterà la qualificazione dei prodotti e l'emersione delle imprese cinesi dal sommerso, e dunque l'integrazione, ma la sua - secondo il deputato del Pdl - è solo una pia illusione, che denota o una totale non conoscenza degli usi e dei costumi dell'insediamento cinese a Prato o, quantomeno, un colpevole menefreghismo per le sorti del distretto».

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