Nicole Minetti, ha dormito stanotte?
«Sì, anche se non è facile di questi tempi. Quando mi siedo al ristorante vedo i commensali che si danno di gomito e mi indicano bisbigliando frasi garbate: “Guarda la Minetti, la maîtresse”».
Lei è indagata per gravi reati: induzione e favoreggiamento della prostituzione e della prostituzione minorile.
«Io non reclutavo ragazze. Tantomeno facevo sesso col Presidente o con qualcun altro. Io sono una ragazza normale di 25 anni, ho un fidanzato e una laurea».
Nicole Minetti, l’igienista dentale.
«Sembra che l’igienista dentale sia un cavatartaro».
Invece?
«Invece ho preso la maturità classica a Rimini, la mia città. Mi hanno bocciato la prima volta, ma poi ce l’ho fatta».
Prosegua.
«Sono arrivata a Milano. Ho superato il test al San Raffaele, ho studiato per tre anni, mi sono laureata a novembre 2009 con 110 e lode. La tesi, se vuole sapere, l’ho fatta sulla prevenzione del tumore della bocca. E su questo tema ho tenuta anche una relazione in lingua inglese ad un convegno scientifico in Svizzera».
Vuol dire che il suo curriculum non l’hanno costruito ad Arcore?
«No, al liceo di Rimini e all’università del San Raffaele. Le aggiungo che papà e mamma sono inglesi».
Tutti e due?
«Sì. Ma si sono incontrati a Rimini. Mamma faceva la stagione».
La stagione?
«Era ballerina. E si esibiva, combinazione, al Paradiso Dream Club, la discoteca in cui oggi Ruby presenterà il suo libro I miei primi 18 anni.
La vita, a volte, è strana.
«Ho studiato danza, classica e moderna, per dieci anni nella scuola di mia mamma. E a Milano la danza mi è tornata utile per pagarmi gli studi, anche se papà è un piccolo imprenditore. È stato per caso...»
Che cosa?
«Facevo regolarmente colazione in un bar di corso Como. Un tecnico della produzione di Scorie, il programma Rai, mi ha notato e mi ha chiamato. Così ho avuto la prima particina in tv. La seconda è arrivata con Colorado Cafè».
Il Cavaliere, invece, come l’ha conosciuto?
«Al San Raffaele. Era dal dermatologo che poi è uno dei miei professori. Mi sono fiondata, gli ho detto che era un mito per me e per i miei genitori».
Inglesi, ma berlusconiani.
«Succede. Gli ho spiegato che mi sarei buttata volentieri in politica. Mi ha dato, lì sul momento, il numero di Arcore e io non mi sono fatta scappare l’occasione. Dopo qualche giorno l’ho chiamato».
Poi?
«Sono stata ad Arcore e poi ci sono tornata. Ho cominciato a partecipare a cene, riunioni, incontri, e a masticare la politica. Un giorno, meno di un anno fa, è scoccata la scintilla: lui mi ha fatto capire che credeva in me ed è nata la mia candidatura per le regionali».
Una sciagura.
«Non ho niente di cui pentirmi».
Barbara Faggioli, in un’intercettazione, le dice: “Lui ci candida per toglierci dai co...”.
«E io le rispondo, più o meno: “Dobbiamo fare la gavetta”.
Ammetterà: la sua è stata una gavetta superveloce.
«Io ho preso questo lavoro sul serio. Mi impegno al massimo, passo al Pirellone gran parte della mia giornata, ricevo le delegazioni straniere. Pochi giorni fa ho incontrato alcuni senatori americani».
Che cosa le hanno chiesto?
«Un po’ di tutto. Ma erano incuriositi dalla Canalis».
Sarà per via di Clooney. Ma rimaniamo in Italia: quante volte è stata ad Arcore?
«Non le ho contate».
Ruby?
«L’ho incrociata in un paio di occasioni. Mi ha raccontato la sua storia problematica, mi ha detto di essere la figlia di una nota cantante egiziana e di avere 24 anni».
Sicura?
«Sicurissima».
Il 27 maggio?
«Sono al ristorante. Il cellulare continua a squillare: è un 329, un numero che non conosco. Rispondo: “Ciao, sono Michelle, non ci conosciamo, scusa, ma c’è un problema con Ruby”. Mi spiega qualcosa che neanche afferro bene. Sono tentata di farmi gli affari miei, ma il telefonino trilla di nuovo. È lui».
Berlusconi?
«Mi chiede la cortesia di andare in Questura e di intervenire per Ruby».
Scusi, ma le sembra normale?
«Chi conosce Silvio Berlusconi sa che è fatto così. Aiuta tutti, giovani e vecchi, donne e uomini».
Non esageri.
«È la verità. In Questura mi spiegano che Ruby è minorenne. E senza documenti. Casco dalle nuvole. I funzionari hanno contattato la famiglia in Sicilia, ma ci sono problemi. L’unica soluzione è l’affido temporaneo. A me».
A scatola chiusa?
«No, io provo a cautelarmi e chiedo: “Ma se domani Ruby viene trovata a rubare io ci vado di mezzo?”. “No”, mi rassicurano. Io insisto: “Ma deve dormire da me?”. “No”, mi spiegano, “l’importante è la vostra reperibilità, di lei e di Ruby e di Michelle, sul cellulare per 48 ore”. Alle due di notte usciamo, chiamiamo il premier, ci dividiamo. Io torno a casa mia. Non so nulla della telefonata del premier in Questura».
Però saprà del Bunga bunga.
«Io ho visto solo serate allegre, divertenti, frizzanti. Ma non sesso o scene a luci rosse».
Più di un teste la contraddice.
«Chieda a loro».
Lei pensa di essere più convincente?
«Io mi prendo le mie responsabilità».
Il prefetto Carlo Ferrigno racconta che lei ballava con i seni al vento.
«Non l’ho mai visto».
Infatti la sua fonte è Maria, la danzatrice del ventre.
«Non so chi sia».
M.T., la sua amica di Rimini, ospite occasionale ad Arcore, si dice inorridita dal Bunga bunga.
«Come mai, allora, quando è tornata a Milano, mi ha chiesto di dormire ancora a casa mia?».
E come mai lei si lascia sfuggire, intercettata, quegli insulti a Berlusconi? "È un pezzo di m..., è un c... flaccido?".
«Sono in giro con mio padre, per Milano. Entriamo in libreria, compro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti. Lo sfoglio: c’è un capitolo su di me dove mi dipinge come una maîtresse e c’è una foto del mio lato B. Anche se in realtà non sono io, ma non importa. Papà, così orgoglioso della figlia consigliere regionale, quasi si sente male, io m’incavolo. Perdo le staffe, chiamo Clotilde, la mia assistente, e urlo la mia rabbia. Il mio è uno sfogo».
La Procura non le crede.
«Andrò presto a farmi interrogare».
Gli appartamenti di via Olgettina?
«Cercherò di chiarire pure quelli».
Si dimetterà?
«No, sarebbe un’ammissione di colpevolezza. Io sto con il presidente».
Lei e Ruby potreste far crollare l’impero. Ci pensa mai?
«Ci penso. Ma non succederà».
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