nostro inviato
a Pechino
Sembra di essere nellisola che non cè, ma i pugni sono veri e quei ragazzi sono solidi, baldanzosi e hanno la faccia di chi non vuol mollare loccasione della vita. In alto i cuori per i ragazzi della boxe italiana, appunto lisola che non cè. Clemente Russo e Roberto Cammarelle hanno spazzato via un americano, che pareva un lottatore più che un boxeur, e un inglese dal mento fragile, tanto da finire ko in due riprese. E tra oggi e domani cercheranno di arricchire il pedigree, entrambi campioni del mondo, certi di un argento. «Sicuri di un oro», raccontano secondo stile opposto. Unoccasione così non capitava dallOlimpiade del 1984 (5 medaglie), dove però restò un unico golden boy: Maurizio Stecca.
Russo è figlio della scuola campana di Marcianise, estroverso, deflagrante nelle parole e nei colpi. Lo ha dimostrato contro Deontay Wilder, perticone ex giocatore di basket, che forse avrebbe dovuto continuare: match inguardabile, sfida di catch per tre round, nellultimo i fuochi dartificio che hanno convinto i giudici.
Poi è stato tutto un frizzare, perfino tracimante nelle parole. Sè lamentato con quelli dei telefonini che non mandano mai notizie sui suoi successi. Ha parlato del suo cavallo. «Si chiama Sisco come nel film di Kevin Kostner». Ha visto Rino Tommasi e lha apostrofato così: «Oh! Il mostro». Ha promesso: «Se vinco loro, mi taglio i capelli con una lametta». Ha ricordato il passato: «Ho vendicato Musone e Damiani che nel 1984 persero contro due americani». Ha guardato al futuro: «E da una vita che sogno di vincere lOlimpiade. Darò tutto me stesso». Ha ammesso: «Ancora non sono nella storia della boxe italiana, voglio entrarci con loro in tasca». Lavversario sarà il russo Chakhkiev, tracagnotto solido che lascia tirare pochi colpi ed ha battuto il cubano Duarte (10-5). «Lho già battuto una volta, ma ho rischiato». Appuntamento nella serata di Pechino.
Tuttaltra pasta Roberto Cammarelle, milanese di origine campana, molto più essenziale e finalmente convinto e convincente: subito colpi decisi, diretti a far male. Primo round e un conteggio per linglese David Price, montagna dal mento di cristallo. Seconda ripresa, colpo dincontro devastante e larbitro decreta il ko tecnico. Impensabile per uno stilista come il nostro supermassimo, cui domani sarà affidato il compito di giocarsi lultima medaglia di tutta lolimpiade. E qui il gioco si farà pesante: il suo avversario, il cinese Zhilei Zhang, un tipo che pensa di essere Cassius Clay, ieri non ha combattuto perché lavversario, lucraino Glazkov, ha dato forfait per frattura al gomito.
E, forse, il copione vorrebbe lultima medaglia alla Cina, come la prima. «Ma io non ci sto, loro hanno vinto la prima, io vincerò lultima», ha garantito Cammarelle che sta studiando la guerra psicologica. Ieri si è presentato nel camerino dellavversario con un cartello scritto in inglese. Diceva: «Non ci sarà un altro Vidoz». Paolo Vidoz, appunto, a Sydney perse la semifinale contro un inglese. Price e il suo gruppo hanno sorriso, salvo verificare sul ring. Idea da ripetere: «Ma stavolta sarà difficile scrivere in cinese». Conclude: «Finora abbiamo dato lezione al mondo.
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