Sacconi convoca azienda e sindacati a Torino

Fiat-Serbia, interviene il governo. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, ha convocato l’azienda e i sindacati, mercoledì 28 luglio a Torino. Sul tavolo, l’esame del Piano «Fabbrica Italia» e le sue ricadute produttive e occupazionali sui siti produttivi italiani. Padrone di casa il governatore del Piemonte Roberto Cota, che, dopo avere telefonato personalmente a Sergio Marchionne, da lui stesso contattato, aggiunge: «Inviterò anche il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino».
«Siamo fiduciosi di riuscire a definire un quadro positivo per i lavoratori, le lavoratrici e il Paese», ha detto Sacconi. Parole concilianti a conclusione di una giornata nervosa, dominata dalle reazioni politiche e sindacali all’annuncio del Lingotto di trasferire la produzione delle monovolume Multipla e Lancia Musa da Mirafiori in Serbia, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012.
Primo a intervenire, il premier Silvio Berlusconi: «La Fiat è un’azienda che sta sul mercato, pertanto libera di decidere dove produrre le sue auto, ma non a scapito dei lavoratori italiani», ha detto dopo l’incontro a Milano con il presidente russo, Dmitri Medvedev. Netto il giudizio del ministro dell’Interno, Roberto Maroni: il progetto «non sta né in cielo, né in terra». Nel pomeriggio, Chiamparino prova a buttare acqua sul fuoco, dopo un colloquio con Marchionne: «Mi è sembrato di trovare da parte sua ampia disponibilità e volontà di non pregiudicare quella “T” che nell’acronimo Fiat rimanda a Torino», riferisce al consiglio comunale.
E proprio da Torino il dialogo ripartirà mercoledì prossimo, come auspicato da Sacconi, che sottolinea l’azione diplomatica del governo. Per il ministro tra la vicenda di Pomigliano e l’annuncio della delocalizzazione in Serbia «c’è un legame fondamentale, che è quello di una buona utilizzazione degli impianti, basato soprattutto sulle relazioni industriali. Fiat cerca l’incentivo all’investimento e sindacati cooperanti. A noi quello che interessa è saturare gli impianti italiani e garantire buoni investimenti negli impianti italiani. Noi lavoriamo per costruire», ha concluso Sacconi.
Intanto, i lavoratori del Lingotto hanno incrociato le braccia per lo sciopero di 2 ore proclamato dalla Fiom contro i licenziamenti e sul premio di risultato. Agitazione sostanzialmente fallita a Pomigliano, dove hanno scioperato cinque lavoratori su 1.119 addetti, mentre l’adesione media nazionale, secondo l’azienda, è stata del 18,5%: meno di due lavoratori su dieci. E la Uilm non usa mezzi termini: la vera responsabilità del trasferimento in Serbia non è di Marchionne, ma «della Fiom, che ha dato un’immagine sbagliata dei lavoratori», dice Rocco Palombella, segretario generale dell’organizzazione dei metalmeccanici della Uil.

Mentre per il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, non è tanto importante che la Fiat decida di delocalizzare la produzione di un’auto, «l’importante è che in Italia mantenga le promesse di aumento della produzione».

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