"Sala delle Asse affidata con criteri sbagliati"

Per il restauratore Zanotti il bando del Comune esclude chi non ha già svolto un lavoro identico

"Sala delle Asse affidata con criteri sbagliati"
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Il bando di concorso del Comune per il restauro delle decorazioni delle Sala delle Asse del Castello Sforzesco? Per poter partecipare è necessario avere eseguito «tre lavori affini a quelli oggetto di affidamento, eseguiti nell'ultimo decennio su dipinti murali preferibilmente tra il XIV e il XVII secolo». In sostanza per poter partecipare a un bando di restauro è necessario avere una comprovata esperienza su interventi di natura affine. Di per sè sembrerebbe un criterio di buon senso, se non fosse che vengono anche richiesti requisiti tecnici che poco hanno a che fare con la garanzia della qualità dell'operatore che peraltro non necessariamente viene comprovata dal curriculum su opere analoghe. Non solo, «tra i requisiti che danno punteggio - si legge nel bando - avere pubblicato in riviste scientifiche di settore o in atti di convegno dei lavori effettuati», criterio che dà fino a 12 punti su 80.

Così si crea un circolo vizioso perché chi è giovane e non ha ancora una solida esperienza in quell'ambito specifico o accademica, non potrà mai vincere una gara pubblica. E così i pochi grandissimi operatori rischiano di essere sempre gli stessi a vincere, accumulando nuova esperienza e quindi punteggi. «Nel settore del restauro conservativo si osserva una marcata disparità rispetto alle modalità con cui le aziende possono costruire la propria esperienza rispetto a venti o trent'anni fa - denuncia Eros Zanotti, titolare della Magistri, impresa specializzata nel restauro e conservazione dei Beni Culturali - Se fino ai primi anni Duemila le aziende potevano costruire il loro curriculum operativo attraverso esperienze dirette su commesse specifiche, oggi il contesto è profondamente mutato, complicato dal sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa che ha l'effetto di premiare un ristretto numero di grandi aziende storiche favorite da un potenziale di competenza ed esperienza di base molto elevato e dotate di ampie risorse economiche».

Un esempio emblematico riguarda i requisiti tecnici richiesti in alcune gare, come quella per il restauro della Sala delle Asse. L'esperienza in lavori analoghi negli ultimi 5 o 10 anni, inoltre, non tiene conto del valore di interventi che, seppure più datati, rappresentano un patrimonio di competenze fondamentale per molte aziende. Ma tra i requisiti tecnici compare, appunto, la produzione di articoli scientifici, requisito che penalizza chi, pur avendo svolto interventi di alta qualità, non si è dedicato alla divulgazione accademica. Non si capisce che legame ci possa essere da punto di vista tecnico tra un lavoro di restauro ben fatto - attestato da certificati di regolare esecuzione e buon esito - e aver scritto degli articoli, seppur di riconosciuto valore scientifico perchè pubblicati.

Così la discrezionalità nella valutazione di elementi come l'organigramma aziendale, la capacità organizzativa o la gestione del cantiere rischiano ancora una volta di favorire i «big». Un'altra problematica rilevante riguarda la corretta applicazione dei contratti collettivi nazionali. In alcune gare, come quella per la Sala delle Asse, si è imposto alle aziende di restauro l'uso del contratto degli studi professionali, che non tiene minimamente conto della realtà operativa di cantieri che coinvolgono operai specializzati e artigiani. «Questo approccio evidenzia una scarsa conoscenza del settore - commenta Zanotti - da parte delle stazioni appaltanti, compromettendo ulteriormente il già fragile equilibrio del mercato».

«Questa chiusura del mercato, favorita da normative stringenti e requisiti specifici spesso sproporzionati, rischia di scoraggiare le nuove generazioni - conclude il restauratore -.

Le imprese emergenti, prive delle risorse e delle esperienze necessarie per competere con grandi aziende consolidate, trovano sempre più difficile accedere a commesse pubbliche, riducendo così l'innovazione e la diversificazione nel settore».

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