«Non mi dimetto ma se il Pd non vota il Salva Milano si apre un problema politico». Beppe Sala è intervenuto due giorni fa in Commissione Ambiente in Senato per convincere gli indecisi (tra i dem) a votare senza modifiche il ddl che serve a sbloccare l'urbanistica milanese dopo le inchieste ma ieri su SkyTg24 ha risposto di non avere «ancora nessuna rassicurazione sui tempi». E l'irritazione si traduce in avvertimento. Aveva sventolato le dimissioni alla Schlein ma ora chiarisce che non farà passi indietro si aprirà una crisi di maggioranza. Perchè se i senatori Pd «non appoggiassero la norma metterebbero in discussione il lavoro mio e di Giuliano Pisapia», visto che il ricorso a procedure più snelle (con la Scia invece dei piani attuativi per progetti sotto i 20mila metri quadrati) «viene applicata da 13 anni». E non vuole che si faccia passare il modello Milano come un errore: «Facendo si può sbagliare ma rivendico le scelte, mi scoccerebbe se tutto passasse come un errore politico e amministrativo nella gestione della città». Ha «parlato a lungo con Schlein, sono confidente che tutto si ricomponga» ma ad oggi non ha garanzie, è «d'accordo» invece con il sindaco di Napoli e presidente di Anci Gaetano Manfredi che dice «facciamo una norma transitoria e poi rivediamo la legge». Dovrebbe essere la mediazione per convincere gli incerti. Ma Sala ci mette ancora il carico da novanta: «Il Pd è quello che ha votato sì alla Camera o quello del Senato? É quello che esprime l'assessore all'Urbanistica, perchè quello precedente era Pd», Pierfrancesco Maran oggi eurodeputato, «o il Pd che oggi critica il suo lavoro?». Ribadisce la richiesta di «regole e tempi certi», anche perchè «se si lavora in questa continua incertezza gli operatori economici andranno a investire fuori dall'Italia. Il dibattito è un po' triste e non affronta la sostanza. Sala può essere simpatico o meno, Milano può essere simpatica o meno, ma è una vergogna che ci sia ancora una legge del 1942».
Il sindaco, vista la dozzina di inchieste aperte su progetti edilizi e la richiesta di arresti domiciliari scattata i nei confronti degli architetti Stefano Boeri e Cino Zucchi in veste di presidente e membro della commissione che scelse il progetto della Beic, a domanda risponde: «Non mi spingerei a dire che c'è un'aggressione della magistratura al sistema Sala. La Procura di Milano è nota per essere molto incisiva. Su Boeri e Zucchi, con cui ho un rapporto personale e che stimo, oggi sono cauto perchè è difficile giudicare, mi auguro non ci siano conseguenze per loro e problemi per la Beic che la città aspetta da 40 anni». Sul futuro della sinistra, prima di «decidere se Schlein è la candidata giusta nel 2027, sediamoci e vediamo se abbiamo la stessa visione di società. Sul Salva Milano ho avuto riscontri intelligenti da tutti tranne dalle senatrici M5S, hanno criticato tutto di Milano negli ultimi 15 anni». E boccia pure il referendum sul Jobs Act.
Sulla sicurezza, la strategia in vista delle Comunali sembra chiara. Non minimizzare (più) il problema ma lasciar intendere che il centrodestra lo amplifica, perchè «Milano fa molto gola, è ancora la resistenza del centrosinistra, certo si aggiunge qualcosa di più perchè si sta preparando una battaglia per il dopo Sala. Io lo so ma me ne devo dimenticare». E quindi «più sicurezza per i miei cittadini. La criminalità è un problema, bisogna controllare di più le strade, le tecnologie possono servire, stiamo assumendo agenti, sto andando anch'io in zone delicate con i vigili. Non posso che comprendere il sentimento dei milanesi».
Che il centrodestra stesse «aggiungendo qualcosa in più», perchè Milano «fa gola», lo aveva lasciato intendere anche dopo le violenze di capodanno in piazza Duomo. Prima di esprimersi sui racconti delle vittime aspettava di vedere le denunce, chiarire i fatti. E lo ha fatto la Procura.
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