Maria Porro, presidente del Salone del Mobile dopo 3 anni la fiera torna ad aprile. Che significato ha?
«La data di aprile ha un valore storico legato alla stagionalità dell`arredo: è il momento ideale per il lancio delle nuove collezioni. E la forza del Salone è proprio questa: presentare in anteprima al mondo le nuove linee, come succede con l`alta moda. Tornare ad aprile per noi era fondamentale per rimarcare il ruolo di Milano: qui si scoprono le nuove tendenze».
Il Salone viene visto dai milanesi come un happening mondano, mentre tra i padiglioni della fiera succedono delle cose. Ma qual è il valore della Fiera per la città?
«Essendo la vetrina globale dell`arredamento e del design attira a Milano visitatori qualificati da tutto il mondo: grandi architetti, interior designer, general contractors, developer, che si occupano dello sviluppo immobiliare. Milano diventa così la capitale mondiale del design e dell`abitare. Ma non solo...».
Cos'altro?
«È la settimana più interessante dal punto di vista del valore che genera anche negli altri settori: sappiamo dell'impennata degli scontrini nel Quadrilatero della Moda, per esempio. Ma parliamo di uno straordinario giro di affari su tutta la città, dalla ristorazione ai musei ai negozi. La design week riveste anche un ruolo di acceleratore culturale generando incontri e possibilità di sviluppo con interlocutori internazionali. Non a caso qui vengono le alte cariche istituzionali: quest'anno abbiamo la regina d'Olanda e la premier Meloni. In qualche modo il Salone e Milano diventano un modello di propulsore economico culturale. Nel week end la fiera è aperta al pubblico, il venerdì agli studenti e chi attraversa i padiglioni lo capisce subito che non si tratta di una fiera: qui non si vede la presentazione di prodotti ma dell'idea del futuro dell'abitare. È una fucina di tendenza, creatività e ricerca».
Il futuro dell'abitare è diventato sempre più centrale nella riflessione globale post pandemia. Abbiamo scoperto il valore degli spazi interni e degli spazi urbani. Cos'è cambiato?
«Se prendiamo il mondo dell'ufficio (Workplace) per esempio vediamo come lo smartworking e l'homeworking possono essere interpretati grazie all'arredamento. Oppure per la casa il rapporto tra indoor e outdoor: la casa si è spostata all'esterno. Ma in generale quest'anno abbiamo cambiato l'impostazione del modello di fiera, creando una sorta di città ideale».
Euroluce è un test per la fiera del futuro?
«Con Euroluce abbiamo costruito spazi pubblici, musei, un'opera d'arte, un palinsesto culturale con l'obiettivo di rendere l'esperienza di visita ancora più imperdibile. Mi spiego: gli esperti di marketing parlano di fomo acronimo che in inglese indica la paura del visitatore di essersi perso qualcosa. Dopo 6 giorni, infatti, quel mondo non c'è più: va visto, esplorato, analizzato in ogni suo dettaglio. Stiamo lavorando alle biennali 2024 di Cucina e Bagno...»
Cosa vedremo?
«Pensiamo a quanto la pandemia ci abbia fatto ritornare alla cucina, al focolare, mista alla sempre maggiore attenzione per l'alimentazione. O, rispetto al bagno e ai discorsi sulle risorse idriche e sull'efficientamento dell'uso dell'acqua vediamo che il Salone ha anche l'opportunità e il dovere di occuparsi del contenimento energetico grazie alle tecnologie. Le biennali saranno un luogo di racconto, sperimentazione, ricerca intorno a fuoco e acqua».
Quest'anno assistiamo anche al ritorno dei cinesi, seconda presenza per biglietteria. Che rilevanza hanno?
«È molto interessante la composizione della biglietteria: c'è la Cina tallonata da Usa, Germania, Brasile, Corea. Il Salone si conferma evento globale. Tornando all'Oriente il mercato cinese per anni è stato molto difficile e ostico: c'è il problema delle copie, dell'affidabilità degli interlocutori. È vero però che sempre più aziende hanno costruito lì, grazie al Salone di Shangai, una rete di negozi. La qualità degli interlocutori è sempre più alta, c'è un grande fame di arredamento italiano e di avere l'originale. E poi c'è lo sviluppo urbanistico che sta riprendendo con i multiapartment, grattacieli da 500 unità abitative. In sostanza per le aziende ci sono opportunità da cogliere sia per il retail, che per il mondo del progetto».
Lei è stata eletta presidente con la crisi della società: da decidere se fare o meno il Salone. Cosa ha imparato?
«In qualche modo questi tre anni hanno un po' minato il trasporto e l'entusiasmo, la voglia e il coraggio di gettare il cuore oltre l'ostacolo, ma ce l'abbiamo fatta. Ho imparato che saper fare sistema è qualcosa che rende forte il Made in Italy nel mondo. E il Salone deve continuare a percorrere strade nuove, giocare insieme nello stesso campo una partita agguerritissima, che è ciò che ci rende competitivi».
Cosa pensa di aver portato in questi 2 anni e mezzo da presidente?
«Penso di aver imparato tanto, io ho dato il massimo, e non mi sono mia tirata indietro. Ho portato quella che sono: un po' quello che mi ha dato la mia formazione professionale e creativa nei grandi eventi, un po' quello che mi ha insegnato la mia azienda. Noi crediamo nell'idea del genius loci che ha fatto di Milano la patria del design. Bisogna andare avanti».
Nelle immagini, ecco quanto sta succedendo in queste
ore nei padiglioni di Fiera Milano Rho in attesa dell'apertura del Salone del Mobile.Milano 2023: il backstage e l'impressionante making of della manifestazione di design più importante del mondo (ph Andrea Mariani e Alessandro Russotti)
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