Un algoritmo musicale migliora il sonno e riduce lo stress

I ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù hanno sviluppato una nuova tecnica riabilitativa per i bimbi disabili a casa durante il lockdown. La somministrazione di alcuni componimenti audiovisivi riduce i disturbi del sonno e migliora le relazioni familiari

Un algoritmo musicale migliora il sonno e riduce lo stress

Curare con la musica. Non con una qualsiasi però, ma solo con una precisa sequenza di suoni.

Gli effetti benefici della musica sono noti, ma ora i ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù hanno sviluppato una nuova tecnica riabilitativa basata su un algoritmo musicale capace di migliorare il sonno dei bambini disabili, rilassarli e ridurre anche lo stress dei genitori.

Il metodo è stato battezzato “Euterpe”, dal nome della musa della poesia lirica e della musica nella mitologia greca. Gli esperti l'hanno elaborato per i piccoli pazienti affetti da disabilità motorie e neurologiche costretti a casa durante i periodi di lockdown.

Il procedimento viene regolarmente utilizzato dai terapisti del Dipartimento di neuroriabilitazione del Bambino Gesù, diretto dal prof. Enrico Castelli, per la stimolazione multisensoriale dei bimbi disabili. Ciò avviene attraverso l’uso combinato, secondo le necessità del paziente, di suoni, musiche, immagini, aromi, oggetti, strumenti e luci.

A causa della sospensione delle visite non urgenti in ospedale per via della pandemia, il rischio era che il lavoro potesse interrompersi. I ricercatori viceversa durante il primo lockdown del 2020 hanno rielaborato la terapia affinché potesse essere eseguita anche a domicilio come teleriabilitazione. Il risultato è stato lo sviluppo di un algoritmo originale per ordinare in una precisa sequenza ritmica molti degli strumenti utilizzati all’interno del nosocomio per stimolare i sensi del bambino e raggiungere gli obiettivi terapeutici. Tra questi, il rilassamento, lo sviluppo delle competenze comunicative, il miglioramento dell’interazione con i familiari. Sono stati così realizzati dei componimenti audiovisivi personalizzati contenenti suoni a particolari frequenze, musiche originali, la voce della mamma e del bambino stesso, canzoni, ninne nanne familiari e immagini legate a momenti piacevoli registrate durante le sedute al Bambino Gesù.

Lo studio è stato condotto dai ricercatori del Dipartimento di neuroriabilitazione e i risultati sono stati pubblicati sul Journal of Telemedicine and Telecare. Ad essere coinvolti sono stati 14 pazienti infradodicenni (con un’età media di 7 anni e 5 mesi) affetti da diversi disturbi neurologici (paralisi cerebrale infantile, sindromi genetiche, malformazioni cerebrali) e le rispettive famiglie. Queste ultime hanno ricevuto, da marzo a maggio 2020, le composizioni audio-video personalizzate da somministrare ai bambini 3 volte al giorno per due settimane consecutive.

Al termine della sperimentazione, gli effetti della terapia a domicilio sono stati valutati con appositi questionari scientificamente validati. Il nosocomio rende noto che dall’analisi sono emersi dati statisticamente significativi. Tra questi vi sono in particolare la riduzione dei disturbi del sonno dei bambini, dei livelli di stress dei genitori e il miglioramento della relazione bambino-genitore.

«In questo studio, – afferma Tommaso Liuzzi, musicoterapeuta del Bambino Gesù - oltre agli aspetti scientifici, sono emerse nuove sfumature nella relazione familiare, ovvero l’orgoglio di vedere con occhi diversi le capacità e le qualità del bambino non come paziente ma come protagonista. Quanto sperimentato - aggiunge - potrà avere un importante impatto terapeutico: dal legame affettivo madre-figlio ad un coinvolgimento familiare con prospettive di nuovi apprendimenti. Ripetere attività in ambito familiare apprese durante il ricovero costituisce un processo di continuità riabilitativa, ponendo al centro una nuova consapevolezza dei potenziali umani inespressi».

La neuropsichiatra infantile Sarah Bompard, dal canto suo, evidenzia il valore della continuità delle terapie. «Oltre ai risultati raggiunti – sono le sue parole - è importante sottolineare che, grazie a questo studio, i bambini hanno potuto proseguire, seppure in modi e tempi diversi, una terapia riabilitativa. Siamo riusciti a dare un importante supporto anche ai genitori, preoccupati che la disabilità dei figli potesse peggiorare con la sospensione delle terapie riabilitative in ospedale». E proprio grazie all’evidente efficacia del metodo le famiglie hanno proseguito la somministrazione dei componimenti audio-video anche dopo il termine dello studio.

Ora lo sguardo

è rivolto al futuro: “Tra i nostri obiettivi – dichiara la neuropsichiatra - vi è sicuramente quello di condurre studi su un numero maggiore di pazienti e con patologie diverse”.

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