La 'depressione è una delle malattie più diffuse al mondo. Nel 2015 ha interessato 350 milioni di persone, più dell'intera popolazione degli Stati Uniti, che conta 321 milioni di abitanti. Ogni anno oltre un milione di persone si toglie la vita a causa di questa drammatica patologia dai pesanti risvolti umani e sociali. I due terzi dei pazienti non sono consci di avere un disturbo trattabile, non cercano aiuto, non ricevono alcuna cura con il rischio di entrare nella spirale della cronicità, del disagio, della sofferenza costante, ma non immediatamente riconoscibile. Nella popolazione anziana troppo spesso la depressione è considerata una condizione normale, un declino cognitivo sottovalutato anche dai sanitari. Il 15% degli anziani mostra sintomi depressivi di varia entità e quelli con un disturbo «maggiore» arrivano al 3% della popolazione.
Negli anni Novanta il farmaco più diffuso contro la depressione era il Prozac, l'antidepressivo più prescritto, che raggiunse un volume di vendite pari a 3 miliardi di dollari, con decine di milioni di prescrizioni in buona parte del mondo. Allora si pensava che la causa della depressione fosse uno sbilanciamento di alcuni composti chimici nel cervello, che il giusto dosaggio del farmaco poteva correggere. Causa della depressione per almeno 50 anni era ritenuta la presenza di attività anormali delle ammino ossidasi, enzimi coinvolti nei processi di trasmissione dei segnali nelle cellule nervose del cervello tramite i neurotrasmettitori. Il Prozac interviene su un neurotrasmettitore che si chiama serotonina che regola anche il tono dell'umore. Questi disturbi insorgono a qualunque età, ma in genere si manifestano con maggior frequenza tra i 25 e i 45 anni.
Il disturbo depressivo maggiore è una patologia cronica che tende a persistere per tutta la vita, caratterizzata dall'alternanza di periodi di benessere e fasi di riacutizzazione dei sintomi depressivi, che tendono ad attenuarsi spontaneamente per poi ricomparire a distanza di tempo. Una nuova molecola per la cura della depressione maggiore è in arrivo dagli Stati Uniti,: si chiama bupropione ed è già stato utilizzato da oltre 15 milioni di persone. Dal punto di vista farmacologico è il primo farmaco della classe del NDRI (inibitori del riassorbimento della noradrenalina e della dopamina) in grado cioè di agire nello stesso tempo su questi due neurotrasmettitori, responsabili di sintomi specifici nel soggetto depresso. Il farmaco consente un trattamento mirato sulla base della sintomatologia del paziente ed ha un originale meccanismo d'azione privo di effetti collaterali spesso alla base della mancata adesione alla terapia: aumento di peso, calo della libido, eccessiva sonnolenza.
La depressione è spesso accompagnata da disturbi del sonno, una ridotta qualità della vita, un'elevata compromissione funzionale e un significativo impatto sui famigliari. Ogni anno il 27 per cento della popolazione europea soffre di un disturbo mentale (93milioni), in Italia si registrano da 6 a 10 casi ogni100 abitanti. Si stima che soltanto il 20 per cento dei pazienti depressi riceve una cura, inoltre . una parte considerevole (25-50%) dei pazienti non risponde alla terapia farmacologica disponibile.
La comparsa dell'effetto terapeutico è lenta e spesso permangono sintomi residui e di risposta incompleta, elementi predittivi di recidive e ricadute. Trovare una cura adatta al singolo paziente è dunque uno degli obiettivi prioritari.
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