Mentre il coronavirus miete vittime in tutto il mondo, la sanità italiana non si ferma. Francesco Parisi dell'Unità operativa di Trapiantologia toracica ed Ipertensione polmonare dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, continua a dare speranza a chi attende un nuovo organo per proseguire la propria vita in salute.
L’Italia è in lockdown totale, ma è corretto dire che l’emergenza coronavirus non ha bloccato anche i trapianti?
"Sì, i trapianti non sono stati interrotti, ma di fatto sono quasi fermi perché, essendo fermo il Paese e stando tutti chiusi in casa, non vi sono più incidenti o altre cause di morte che danno origine alla donazione. In secondo luogo, molti donatori arrivavano dalle rianimazioni del Centro-Nord che, ora, sono impegnate in altro. Se ci fossero incidenti, i pazienti verrebbero ugualmente assistiti, ma i traumi sono molti di meno. Il terzo elemento che limita il trapianto è il fatto che le donazioni devono avvenire in un livello di sicurezza assoluto rispetto a un’ipotesi di contagio da coronavirus che, ovviamente, è sempre possibile".
Prevede che vi saranno meno trapianti in futuro?
"Sicuramente il numero di trapianti nel 2020 crollerà, ma questo non vuol dire che ci siamo fermati. Anzi, siamo tutt’ora aperti, ma gli ultimi trapianti al Bambin Gesù risalgono a gennaio. Sono stati, inoltre, presi degli accordi che prevedono che in tutte le aree d’Italia, compreso il Nord, vi siano delle strutture deputate a svolgere l’attività trapiantologica".
Il Bambin Gesù come si è attrezzato per accogliere i malati affetti da coronavirus?
"Al Bambin Gesù si è installato un tendone della Protezione Civile per il triage del Dea nella sede del Gianicolo dove anche i trapiantati devono andare in caso di necessità. Qui si segue la procedura standard: prima un’intervista, si valutano i fattori di rischio specifici, si vede se devi fare il tampone oppure no e, in base a questo, ci sono i reparti deputati".
Come vengono trattati i bambini affetti da Covid-19?
"I bambini positivi al coronavirus vengono ricoverati a Palidoro nei reparti Covid dove vengono curati con le terapie infiammatorie e sono seguiti per tutto il tempo necessario per trattare questa influenza e superare le eventuali complicanze che, per fortuna, in campo pediatrico sono molto rare. Quella più temuta è la polmonite interstiziale, ma per ora non c’è evidenza di questa malattia in campo pediatrico dove si conferma che la gravità dei sintomi da coronavirus è molto diversa da quella che si è vista negli adulti".
Perché è importante restare a casa? E come si devono comportare i trapiantati in questa fase?
"È importante restare a casa perché il virus dopo un po’, se non si replica, si esaurisce. A maggior ragione devono restarci i trapiantati. Se proprio necessario, devono uscire con la mascherina. E, anche dopo questo periodo di restrizioni, sarà sempre meglio che la portino con più facilità".
Quando pensa che terminerà questa sorta di quarantena?
"Sono abbastanza convinto che tra la seconda metà di maggio e l’inizio di giugno le restrizioni inizieranno a ridursi e, con la fine di luglio, probabilmente, l’isolamento in Italia finirà. Probabilmente resterà per i viaggi all’estero. Questa vicenda ci costringerà tutti a rivedere l’organizzazione della vita perché la crisi economica che si porterà appresso sarà molto pesante. Penso che dovremo rivedere molte cose…".
Come cambierà la vita per noi?
"Sono scenari difficili da prevedere, ma è chiaro che, anche quando qui tutto sarà finito, lo stile di vita cambierà perché il rischio che il virus ci ritorni esisterà almeno finché non avremmo sviluppato un vaccino e non avremmo vaccinato tutta la
popolazione. Dovremmo cercare di avere uno stile di vita che ci consenta di avere un maggiore controllo sui potenziali contagi e, soprattutto, un maggiore allarme per tenere contenuto chiunque abbia un sintomo influenzale".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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