Nella diagnosi della tiroide, una della patologie più frequenti nella popolazione occidentale, c'è un nuovo e innovativo approccio di ricerca. È stato proposto e verrà sviluppato nei prossimi tre anni da un gruppo di medici e ricercatori dell'ospedale San Gerardo di Monza e dell'università Milano-Bicocca.
Ad oggi, quando viene riscontrato un nodulo della tiroide, gli strumenti disponibili per la diagnosi di benignità o malignità del nodulo stesso si basano sull'esame citologico al microscopio delle cellule prelevate mediante agoaspirato. Nonostante numerosi studi già effettuati e lo sviluppo di efficaci classificazioni dell'esame citologico, in una quota rilevante di casi l'esame non riesce ad essere dirimente circa la natura benigna o maligna del nodulo, e si è quindi costretti a procedere a intervento di asportazione della tiroide a solo scopo diagnostico.
Il nuovo approccio del team San Gerardo- Bicocca propone di applicare una tecnica innovativa di studio proteomico mediante una sofisticata apparecchiatura in dotazione all'università sulle cellule prelevate mediante agoaspirato pre-operatorio a un campione di pazienti, per verificare se questa innovativa metodica sia in grado di distinguere con affidabilità i noduli benigni da quelli maligni, con la conseguenza di potere in futuro evitare una quota di interventi chirurgici di tiroidectomia.
Gli studi preliminari condotti dal gruppo di ricerca sono promettenti. Qualora questi risultati fossero confermati su un più ampio campione di pazienti sarebbe un passo avanti per la medicina ed un netto miglioramento della qualità del servizio per il paziente. Il successo ottenuto rappresenta un esempio di una concezione moderna di medicina multidisciplinare in cui solo il lavoro di squadra garantito dalla collaborazione quotidiana fra specialisti clinici ospedalieri e ricercatori di base porta a un miglioramento della presa in carico dei pazienti.
Nell’Istituto brianzolo negli ultimi 5 anni si è fatto un importante investimento per migliorare il percorso diagnostico e di cura dei pazienti con nodulo della tiroide, tanto che circa 500 nuovi malati scelgono ogni anno il San Gerardo come centro di eccellenza per questa patologia. Lo sviluppo di questo progetto poggia le sue basi sulla esperienza solida e di lunga data del gruppo di clinici che presso l’Ospedale San Gerardo di Monza è coinvolto nel percorso di diagnosi e di cura del tumore della tiroide. Una posizione di grande rilevanza in questo percorso è occupato dal gruppo degli endocrinologi dell’UO di Clinica Medica, che vede al suo interno la dott.ssa Angela Pincelli, il dott. Maurizio Capra e la Dr.ssa Rita Perego che, conducendo la gestione clinica dei pazienti, rappresenta il fulcro intorno a cui ruotano tutti gli altri specialisti coinvolti, dal radiologo al chirurgo.
L'ospedale San Gerardo rappresenta un centro ad alto volume di chirurgia per patologia tiroidea sia tumorale che non tumorale, risultando quindi uno degli ospedali più rilevanti in questo senso nel panorama lombardo. Questa posizione di rilievo viene raggiunta grazie al contributo dell'unità di Chirurgia 2° (Direttore Dott. Vittorio Giardini) con l'unità di chirurgia endocrina e metabolica coordinata dal dott. Diego Massimini in collaborazione con il dott. Giovanni Colombo (chirurgia generale 1°). Inoltre il team degli otorinolaringoiatri coordinati dal prof. Renato Gaini interviene in modo multidisciplinare nell'approccio chirurgico di tutti i casi complessi.
La partnership tra l'ospedale San Gerardo di Monza e l'Università Milano-Bicocca permette di sviluppare progetti di ricerca ambiziosi come lo studio recentemente proposto dal gruppo di Monza, che ha ottenuto un finanziamento di oltre 200mila euro vincendo un bando promosso dall'Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro). Il gruppo di ricerca è composto dal dott. Fabio Pagni (anatomia patologica, ricercatore Unimib) in stretta collaborazione con il dott. Mattia Garancini (chirurgia II) e il dott.
Davide Leni (radiologia), e in sinergia con un'equipe di ricercatori preclinici guidati dal prof. Fulvio Magni (proteomica Unimib), dalla Dr.ssa Gaia Roversi (genetica medica Unimib) e dalla prof.ssa Stefania Galimberti (biostatistica Unimib).
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