Disturbo bipolare e pessimismo, esiste una connessione?

L'ipotesi è stata avanzata in uno studio condotto dai ricercatori dell'Università di Parma, dell'University College London e dell'Università di Oxford

Disturbo bipolare e pessimismo, esiste una connessione?

Noto anche come depressione bipolare o bipolarismo, il disturbo bipolare è un disturbo dell'umore che colpisce circa il 3% delle persone nell'arco della vita. Alquanto difficile da diagnosticare a causa del quadro clinico multiforme, si caratterizza per i cambiamenti inspiegabili del tono dell'umore.

Chi ne è affetto, dunque, alterna fasi depressive a cui fanno seguito fasi ipomaniacali o maniacali. A volte la transizione da uno stato all'altro avviene in maniera rapida. Altre volte, invece, essa è intervallata da un periodo eutimico, ovvero di umore normale. Generalmente i momenti di depressione tendono a durare più a lungo di quelli ipomaniacali, di solito da poche settimane a qualche mese. Il disturbo bipolare è una condizione seria e particolarmente invalidante.

Durante le fasi depressive, in linea di massima simili a quelle della depressione maggiore, il paziente con disturbo bipolare è triste per gran parte della giornata e crede che l'esistenza non sia più in grado di donargli piacere. Il sonno e l'appetito possono risultare alterati, così come la capacità di concentrazione e la memoria. Non sono rari i pensieri suicidi. Diversamente, le fasi maniacali si riconoscono per il tono elevato dell'umore, per un eccessivo ottimismo e per la sensazione di onnipotenza provata dal soggetto. Il comportamento dello stesso può essere caotico e talvolta inconcludente. L'energia è talmente eccessiva che il malato non solo non sente l'esigenza di mangiare o di dormire, ma spesso mette in atto comportamenti impulsivi e pericolosi.

Da uno studio condotto dall'Università di Parma, dall'University College London e dall'Università di Oxford e pubblicato sulla rivista "eLife" è emerso che la tendenza ad avere una visione pessimistica del futuro predice quando un individuo con disturbo bipolare avrà una ricaduta. Partendo dal dato di fatto che le persone depresse tendono a dare maggior peso alle informazioni negative, alimentando così un pessimismo che peggiora i sintomi, i ricercatori hanno voluto comprendere se il soggetto bipolare fosse in grado di mostrare un pattern o modello specifico nella modalità con cui apprende dalle informazioni positive e negative e se questo modo lo rende più vulnerabile a una ricaduta.

Nell'indagine sono stati coinvolti 36 pazienti con disturbo bipolare a cui è stato assegnato un compito da svolgere al computer. L'umore dei partecipanti è stato monitorato a cadenza pressoché mensile per 5 anni, con la finalità di valutare l'eventuale comparsa di una sintomatologia suggestiva di un nuovo episodio. Durante l'esperimento al computer, agli individui venivano mostrati 40 eventi di vita avversi, tra cui perdere il portafoglio e avere la carta di credito clonata. Agli stessi veniva chiesto quanto fosse probabile che una situazione del genere capitasse a loro. Successivamente, si è mostrato ai pazienti la reale probabilità dell'avverarsi di quell'evento nella popolazione generale.

Dai risultati è emerso che i soggetti che cambiavano più frequentemente le loro credenze in risposta a informazioni positive rispetto a quelle negative, e che dunque avevano una maggiore tendenza ottimistica, rimanevano più a lungo in eutimia, ovvero con un umore non soggetto a cambiamenti.

Ciò si è rivelato vero sia per le ricadute maniacali, sia per quelle depressive, anche considerando fattori differenti, quali ad esempio l'età, la durata della malattia e la terapia psicofarmacologica.

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