Etichette e cibi, con gli alimenti ultra-lavorati si muore di più

Uno studio durato 12 anni rivela che per prevenire le malattie più importanti è fondamentale informare su quanto sono lavorati gli ingredienti

Etichette e cibi, con gli alimenti ultra-lavorati si muore di più

A proposito di cibi confezionati - da inserire in una dieta salutare - , è più importante conoscerne la qualità nutrizionale o sapere anche quanto sono lavorati gli ingredienti? La risposta sembrerebbe scontata, due conoscenze sono meglio di una. Un ampio studio durato 12 anni mostra che informare solo sul primo aspetto non è utile ai fini della prevenzione da malattie importanti e dei decessi correlati.

Si sta discutendo dell’utilità di inserire anche in Italia il Nutri-Score, un sistema di etichettatura nato in Francia con lo scopo di aiutare il consumatore a seguire abitudini alimentari più salutari. Ed è proprio questo modo di etichettare i cibi che si è rivelato incompleto.

Come funziona il Nutri-Score

Posto come un’etichetta sul lato frontale della confezione, il Nutri-Score indica i singoli valori nutrizionali attraverso una scala di cinque colori che vanno dal rosso al verde e a cui corrispondono le prime cinque lettere dell'alfabeto, a-b-c-d-e.

Con un app scaricata sul cellulare si può “leggere” la quantità di zuccheri o di sale, dei grassi come delle proteine. Il massimo del punteggio è assegnato al cibo più equilibrato. Ma l’olio extra vergine d’oliva, ad esempio, in quanto “grasso” non conquisterà mai la top ten.

Lo studio

Lo studio che ha analizzato l'impatto combinato sulla salute del sistema di etichettatura Nutri-Score e del grado di trasformazione degli alimenti è stato condotto dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'I.R.C.C.S. Neuromed, pubblicato sul British Medical Journal (Bmj) e svolto in collaborazione con l'Università dell'Insubria di Varese e Como, l'Università di Catania e Mediterranea Cardiocentro di Napoli.

La ricerca ha indagato quale aspetto dell'alimentazione definisca meglio il rischio di mortalità. I ricercatori hanno monitorato per 12 anni lo stato di salute di oltre 22mila persone partecipanti al Progetto epidemiologico Moli-sani e lo hanno correlato con le loro abitudini alimentari, prendendo in considerazione sia gli aspetti nutrizionali che quelli legati al grado di trasformazione dei cibi.

Partito nel marzo 2005, Moli-sani ha coinvolto i cittadini del Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari e dei tumori, trasformando di fatto un'intera Regione italiana in un grande "laboratorio scientifico".

"I nostri risultati - dice Marialaura Bonaccio, epidemiologa del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed, e primo autrice dello studio - confermano che il consumo sia di alimenti di scarsa qualità nutrizionale che quello di cibi ultra-processati aumenta in modo rilevante il rischio di mortalità, in particolare per le malattie cardiovascolari. Quando però abbiamo tenuto conto congiuntamente sia del contenuto nutrizionale della dieta che del suo grado di lavorazione industriale, è emerso che quest'ultimo aspetto è quello più importante nell'evidenziare il maggiore rischio di mortalità" e aggiunge "In realtà, oltre l'80 percento degli alimenti classificati come non salutari dal Nutri-Score sono anche ultra-lavorati".

Una soluzione suggerita per fare scelte alimentari più salutari è quella di utilizzare un sistema di etichettatura per i prodotti commerciali. Il Nutri-Score, sviluppato in Francia e già adottato su base volontaria da alcuni Paesi, è il sistema dato come favorito per l'adozione da parte della Commissione Europea.

Ma la qualità nutrizionale non è l'unico fattore da tenere in considerazione. Ad esempio, la classificazione NOVA, sviluppata in Brasile, invece di valutare un alimento sulla base delle caratteristiche nutrizionali guarda piuttosto a quanto quel prodotto sia stato lavorato a livello industriale.

"L'obiettivo di aiutare le persone a compiere scelte alimentari più salutari è sicuramente da condividere. - ha commentato Licia Iacoviello, Direttore del Dipartimento e professore ordinario di Igiene all'Università dell'Insubria di Varese e Como - I nostri dati indicano che c'è bisogno di considerare non solo le caratteristiche nutrizionali, ma anche il grado di lavorazione dei cibi. Ecco perché pensiamo, anche in sintonia con altri ricercatori internazionali, che bisognerebbe integrare ogni sistema di etichettatura nutrizionale con informazioni riguardanti il livello di trasformazione".

Giovanni de Gaetano, Presidente del Neuromed di Pozzilli, ha aggiunto: "Per migliorare davvero l'alimentazione, dovremmo ritornare all'antica lezione della Dieta Mediterranea.

Dobbiamo inoltre ricordare che l'alimentazione dei popoli mediterranei è basata principalmente su prodotti freschi o minimamente lavorati. Pertanto, un'azione completa di prevenzione a tavola dovrebbe prestare attenzione anche alla lavorazione industriale che, se eccessiva, rappresenta una documentata insidia per la nostra salute"

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