Chiedono di usare il “loro” (they/them in inglese) e non si identificano nelle categorie “uomo” o “donna”: si tratta delle persone di genere non binario, proprio come Demi Lovato, appartenenti a una specifica - ma particolarmente ampia - area dell’ombrello lgbtqia+ che spesso comprende anche coloro che si identificano come genderqueer, agender e bigender.
Sebbene i termini appena citati non rappresentino esattamente la stessa tipologia identità, spesso vengono riunite sotto il medesimo nome poiché accomunati dal non sentirsi parte e non riconoscersi, appunto, né del genere femminile né di quello maschile.
Demi Lovato e l’uso del “they/them”
Ultima in ordine di tempo a chiedere di utilizzare il “they/them” e non più il femminile “she/her” è stata Demi Lovato. Cantante e attrice statunitense, con un trascorso artistico in seno alla Disney, Lovato ha utilizzato i suoi canali social per pubblicare un video dedicato proprio sull’argomento. Felice per aver condiviso questo aspetto della sua vita con il proprio pubblico, l’artista ha comunicato con orgoglio di identificarsi attraverso un’identità non binaria, esplicitando la volontà di cambiare ufficialmente i suoi pronomi in “they/them”.
“Non binarietà”, non confusione
Se in inglese la scelta del pronome per identificare le persone di identità non binaria è ricaduta su “they/them”, in italiano spesso (anche se in maniera piuttosto approssimativa) si rappresenta con l’utilizzo dell’asterisco in sostituzione della desinenza di nomi e aggettivi caratterizzati dal genere. Ecco perché, quando si parla di artisti del campo della musica e del cinema come Sam Smith, Ruby Rose o Asia Kate Dillon, si vedono queste particolari scelte grafiche per rendere stilisticamente la non appartenenza ad alcun genere specifico.
Non si tratta, però, di una novità né di un vezzo. Coloro di genere non binario non sono persone “confuse” né vittime dell’ultimo trend modaiolo: sono, invece, perfettamente coscienti della propria identità e riconosciute da millenni all’interno delle società di tutto il mondo.
Attenzione però a non confondere la non binarietà con l’intersessualità o l’essere transgender: se nel primo caso si tratta di persone che, come anticipato, non sentono di appartenere nel genere maschile o femminile, nel secondo l’attenzione va posta nello specifico all’anatomia - e non nell’identità - che non necessariamente rispecchia i canoni tipici della mascolinità o della femminilità. Nel terzo caso, invece, le persone transgender possono riconoscersi nell’identità maschile o femminile (come anche in quella non binaria, ovviamente) e, proprio alla luce di questo, si rispecchiano (o meno) in uno specifico pronome.
“Esso/Loro”, quale uso del pronome in Italia
In una conversazione con una persona di genere non binario, non potendo ricorrere agli asterischi o ad altri espedienti meramente grafici, l’utilizzo del pronome “esso/loro” può ovviare a ogni tipo di problema e a mostrare rispetto nei confronti dell’interlocutore che non si riconosce nel binarismo di genere, proprio come si confà con qualsiasi altra persona.
Perché "esso"? Nel 14° secolo, ovvero un secolo dopo l'introduzione della sua funzione di pronome plurale, "They" acquisì nello Standard English il significato anche alla terza singolare mantenendolo stretto fino ai giorni nostri. Per questo, per una traduzione più fedele all'originale, sarebbe corretto sostituirlo con la sua controparte italiana, invece che con "loro".
Nonostante il dibattito sui pronomi inclusivi e neutrali sia ancora aperto (e agli albori, nella nostra nazione), la terza persona plurale può essere di supporto nel dare il giusto peso a questo aspetto, senza stravolgere completamente l’uso della lingua italiana e mostrando il riconoscimento dell’identità, soprattutto dal punto di vista sociale.
“They/Them”, il genere non binario nel resto del mondo
Anche in altre nazioni la lingua sta migrando verso l’adozione di soluzioni in grado di rendere il linguaggio più inclusivo, introducendo neo-pronomi e soluzioni grafiche adatte a tale scopo. In Spagna, l’asterisco scelto dai media italiani (così come la doppia desinenza o/a al singolare) è stata dapprima rappresentata dall’adozione del simbolo @ e, successivamente, dalla lettera x. Nel parlato, invece, la decisione è ricaduta almeno per il momento sull’introduzione della lettera “e” prima della desinenza -s del plurale e sull’uso del pronome “les”.
Altro esempio a livello europeo è quello della Svezia che, ai due pronomi han e hon rispettivamente per il maschile e il femminile, ne ha aggiunto un terzo: "hen". Già dal 1966 lo svedese ha mosso i primi passi in questa direzione grazie alla proposta del linguista Rolf Dunås in un quotidiano locale, Uppsala Nya Tidning, in linea con la controparte finlandese dalla stessa funzione ripresa poi nel 1994 dal collega Hans Karlgren sulla testata nazionale Svenska Dagbladet.
L’adozione del pronome, però, è arrivata solo ad aprile del 2015: hen è entrato ufficialmente a far parte dell’idioma con la pubblicazione dell’ultima edizione - cronologicamente parlando, visto che avviene ogni 10 anni - del dizionario ufficiale, chiamato Svenska Akademiens ordlista, a cura della massima autorità nazionale in materia, ovvero la Svenska Akademien.
Uscendo dai confini europei e finendo negli Stati Uniti, l’adozione seppur ufficiosa del pronome “they/them” ha iniziato a prendere piede nel 2015, attraverso l’impiego su giornali, riviste e nei media di ogni tipologia.
A oggi, sono diversi gli stati che sono passati dalle “parole” ai fatti, consentendo alle persone di genere non binario di riportare tale indicazione anche nel campo “sesso” del proprio documento d’identità e passaporto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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