Long Covid, cosa succede al 9% dei giovanissimi

Il Long Covid colpiscce anche la categoria degli adolescenti con sintomi che possono durare alcuni mesi. Ecco i più frequenti e l'importanza data dalla vaccinazione

Long Covid, cosa succede al 9% dei giovanissimi

Nonostante abbiano avuto sintomi blandi che si sono risolti in pochi giorni, una certa percentuale di bambini (17%) presenta sintomi da Long Covid anche dopo tre mesi dall'infezione. Sono i risultati di uno studio condotto dall'azienda ospedaleria e universitaria di Parma iniziato nel novembre 2021 e che finirà nel 2026.

I sintomi principali

La ricerca ha preso in esame mille bambini colpiti da Sars-CoV-2 con forme diverse, lievi e più moderate, che dopo essere tornati negativi hanno continuano a manifestare stanchezza, fatica, senso di spossatezza e nel 9% dei casi enormi difficoltà a dormire la notte. L'insonnia, infatti, rientra tra quelle caratteristiche di lungo corso legata al Covid. Nella maggior parte dei casi, però, si manifesta congestione nasale, una specie di raffreddore a lunghissimo termine, poi mal di testa e affaticamento. In altri casi è stato riscontrato poco appetito, tosse continua e, con una percentuale ancora più bassa tra chi ha manifestato Long Covid, c'è stato dolore addominale e difficoltà di concentrazione.

La durata nel tempo

Se è vero che dopo tre mesi la maggior parte dei giovanissimi smette di avere questa sintomatologia, così non vale per tutti dal momento che un'ampia percentuale lamenta ancora problematiche dopo 4-6 mesi dall'infezione. Lo studio mostra come il mal di testa collegato al Covid possa durare molto a lungo così come l'insonnia, che tuttavia passa dal 9% dei primi tre mesi al 3,6% a sei mesi dalla malattia per scendere all'1,8% dopo 7-9 mesi e fino a un anno dopo il Covid. "Il Long Covid è un problema concreto anche nei bambini e negli adolescenti", ha spiegato a Repubblica Susanna Esposito, direttrice della Clinica Pediatrica dell'Università di Parma e coordinatrice dello studio che "dimostra la necessità di non sottovalutare sintomi persistenti che possono essere causa di enorme disagio per i più piccoli".

L'importanza di vaccinarsi

Lo abbiamo detto più volte, sia per gli anziani e adulti ma anche per i giovanissimi quanto sia importante la vaccinazione "per evitare complicanze a distanza, anche in chi ha avuto un'infezione non grave", sottolinea l'esperta. Sul New England Journal of Medicine sono arrivati i risultati di uno studio americano su 1.185 piccoli pazienti tra 5 e 11 anni e 12-18: nel secondo caso, il vaccino ha evitato il ricovero nel 93% dei casi "da due a 22 settimane dopo la vaccinazione e del 92%, da 23 a 44 settimane", scrivono i ricercatori. Sempre nella fascia d'età tra 12 e 18 anni, da quando è presente Omicron, il vaccino si è dimostrato efficace nel 40% dei casi contro il ricovero, nel 79% forme gravi della malattia e nel 20% contro quella non critico.

I ricercatori americani hanno appurato che "la vaccinazione ha ridotto di due terzi il rischio di

ospedalizzazione associata a Omicron tra i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni" ed è riuscita a prevenire criticità della malattia causata da Delta o Omicron anche tra i ragazzi compresi tra 12 e 18 anni.

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