La medicina rigenerativa per combattere l'artrosi

Il dottor Bait (Villa Aprica di Como) spiega il processo «autologo» di guarigione dei tessuti

Matteo Cusumano

Si parla sempre più spesso di medicina rigenerativa applicata all'ortopedia. Ecco il parere del dottor Corrado Bait, responsabile dell'Unità operativa di chirurgia articolare e traumatologia dello sport all'Istituto clinico Villa Aprica di Como. Quella rigenerativa è una branca della medicina che ha come scopo quello di favorire il naturale processo di guarigione dei tessuti. Molte patologie croniche hanno caratteristiche fisiopatologiche comuni e l'impiego di cellule o tessuti di natura autologa, cioè di nostra appartenenza, può favorire la rigenerazione grazie all'apporto di nutrimenti e allo «spegnimento» dei processi degenerativi.

In ortopedia, molti prodotti cellulari e tissutali possono essere infiltrati in maniera conservativa per prevenire o posticipare un intervento chirurgico maggiore. L'utilizzo combinato della medicina rigenerativa con la chirurgia può migliorare in maniera significativa il risultato dell'intervento, accelerando i tempi di guarigione e riducendo il dolore postoperatorio.

«In ortopedia possiamo utilizzare diverse tecnologie che si possono ricavare dal sangue periferico, cellule mononucleate o plasma ricco di piastrine; dal sangue midollare, un concentrato estremamente attivo sui tessuti; e dal tessuto adiposo, cellule mesenchimali con un'importante azione riparative e antalgica. Inoltre, sono a disposizione diverse soluzioni per i difetti osteocartilaginei».

Il dottor Bait sottolinea che per stabilire la terapia più adatta a un paziente, la visita medica di uno specialista è imprescindibile proprio per determinare l'idoneità o meno di una terapia biologica in base alle condizioni specifiche della persona.

«Anche se non esiste un consenso unanime, con alcuni colleghi stiamo lavorando a un algoritmo di trattamento in grado di coprire la medicina rigenerativa a 360° per rendere trasparenti le differenti possibilità terapeutiche sulla base del continuo studio delle evidenze scientifiche e del razionale biologico», spiega Bait, il quale si sofferma anche a proposito delle patologie su cui possono essere davvero efficaci queste nuove tecnologie.

«La cartilagine - afferma - è da sempre il cruccio di noi ortopedici; è uno dei tessuti più ostici in ambito ortopedico per una serie di motivazioni biologiche per cui si preferisce parlare di riparazione, anziché di rigenerazione. La sua degenerazione, però, comporta una delle più comuni condizioni di disabilità: l'artrosi. La medicina rigenerativa può rallentare il suo decorso preservando l'articolazione, dare sollievo dai sintomi clinici e, in determinati casi, promuovere una vera guarigione.

Anche i tendini, tessuti poco vascolarizzati e, quindi, con scarsa capacità rigenerativa, rispondono bene, in alcune situazioni, all'utilizzo delle proprie cellule per migliorare l'esito di un intervento di riparazione tendinea o addirittura scongiurarlo in caso di piccole lesioni. L'osso, infine, è il tessuto con maggiore capacità di auto-rigenerarsi, ma in determinate condizioni tale capacità è compromessa ed è necessario ricorrere alla medicina rigenerativa».

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