Perché il corpo vuole solo dormire

Il deficit di dopamina è una delle caratteristiche principali del morbo di Parkinson, una malattia neurologica degenerativa

Perché il corpo vuole solo dormire

Un tatuaggio racconta la sua storia. Lì, vicino alla caviglia, è incisa la formula della dopamina, il neurotrasmettitore che manca da sempre a Stefania Lavore. La 39enne biotecnologa in un centro anti-tumori ha narrato al Corriere.it un'esistenza, la sua, costellata di dolore e affanni, ma anche di speranza e tenacia. Dall'età di sei anni ha iniziato a convivere con un corpo perennemente addormentato, una gabbia che ignorava gli ordini del cervello e che le rendeva la quotidianità una corsa ad ostacoli. Instabile, tremolante, storta. Così la camminata, ma anche gli occhi, i piedi e persino i denti. Brancolando nel buio, i medici le somministravano farmaci che non sortivano alcun effetto o che, al contrario, la facevano stare ancora più male. Il calvario si è concluso solo nel 2012 quando, riconosciuta a Stefania una forma precoce e rara di morbo di Parkinson, è iniziata la sua risalita grazie alla somministrazione di dopamina, il cui deficit è appunto una delle caratteristiche principali della malattia.

Questa molecola organica, appartenente alla famiglia delle catecolamine, è un neurotrasmettitore, ovvero una sostanza chimica che permette ai neuroni di comunicare tra loro. Venne sintetizzata per la prima volta in laboratorio nel 1910 da George Barger e James Ewens, due chimici inglesi della compagnia Wellcome di Londra. Tuttavia fu la ricercatrice Kathleen Montagu, nel 1957 presso i laboratori del Runwell Hospital, a scoprire che la dopamina è naturalmente presente nell'encefalo. Sono numerose le funzioni svolte da questo neurotrasmettitore. A livello del sistema nervoso centrale, ad esempio, controlla i movimenti, la memoria, l'attenzione, l'umore e regola i meccanismi di secrezione dell'ormone prolattina, di ricompensa e piacere, del sonno e dell'apprendimento. A livello del sistema nervoso periferico, invece, agisce come vasodilatatore, stimola l'escrezione del sodio attraverso le urine, favorisce la motilità intestinale. Ancora riduce l'attività linfocitaria e la secrezione di insulina.

La causa più frequente della carenza di questo neurotrasmettitore è senza dubbio il morbo di Parkinson, una patologia caratterizzata dalla cronica e progressiva degenerazione dei neuroni della sostanza nera, proprio quelli che producono la molecola deficitaria. Attualmente la ricerca scientifica sta facendo grandi passi avanti per cercare di comprendere meglio gli aspetti di questo disturbo neurologico. Non ultimi i ricercatori della Nanyang Technological University di Singapore e della Harvard University hanno individuato nei topi una coppia molecolare composta dalla prostaglandina E1 e dalla prostaglandina A1 in grado di legarsi a una classe di proteine indispensabili per lo sviluppo e per il mantenimento della dopamina nel cervello. Esistono, tuttavia, altri fattori responsabili del deficit: depressione, schizofrenia, psicosi, diete ricche di zuccheri e grassi saturi, uso di droghe. È stato dimostrato che i tossicodipendenti presentano una significativa diminuzione dei recettori dopaminergici D2.

Una scarsa produzione del neurotrasmettitore si manifesta con sintomi quali: crampi muscolari, spasmi, tremori, perdita di equilibrio, stipsi, reflusso gastroesofageo, mancanza di energia, scarsa concentrazione, sonno disturbato. Ma anche ansia, sbalzi d'umore, perdita o aumento di peso, tristezza, demotivazione, assenza del desiderio sessuale, pensieri suicidi, allucinazioni, autolesionismo. Non esiste un modo affidabile per misurare i livelli di dopamina in un soggetto. La diagnosi si basa sull'esaminazione dello stile di vita e su un'accurata anamnesi da parte del medico.

Il trattamento dipende dalla possibilità di individuare una causa sottostante. In caso di morbo di Parkinson il ropinirolo e il pramipexolo possono aumentare i livelli della molecola. Questi ultimi si mantengono alti anche con la pratica di attività che rendono felice e rilassato il paziente.

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