Il Covid fa paura. I contagi aumentano giorno dopo giorno, nella giornata di ieri 26 ottobre si sono registrati 17.012 nuovi casi a fronte di 124.686 tamponi processati e 141 morti. Nonostante le ultime ricerche che segnalano un miglioramento nelle cure, gli italiani appaiono sempre più sfiduciati. Sono trascorsi otto mesi dall'inizio dell'emergenza e la tanto acclamata normalità non è servita a rasserenare gli animi. Se prima c'era la voglia di uscire, se si credeva nella necessità delle misure contenitive e si era disposti a sacrificarsi per il bene comune ora, nel pieno della seconda ondata, prevalgono emozioni contrastanti e, la sensazione che ogni sforzo è stato vano, è provata da molti. Angoscia, disoccupazione, disagio sociale diffuso a ogni livello. Quel senso di fatica che grava sulle spalle dei cittatini, quel macigno che opprime il petto non solo ha un nome, ma è stato anche descritto dalla psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale Giulia Giorgi. Stiamo parlando della cosiddetta "pandemic fatigue".
Con il termine pandemic fatigue, ovvero "stanchezza da Covid", si indica uno stato di spossatezza mista a preoccupazione e sfiducia a fronte di una situazione pandemica mondiale di cui non si intravede la fine. A rischiare maggiormente sono tutti quei gruppi di popolazione che non possono contare sui fattori di protezione, sia individuali che collettivi. A livello individuale, infatti, esistono fattori di protezione fisici e psicologici (autostima, autosufficienza, capacità di giudizio critico e di filtrare informazioni anche cliniche sulla pandemia). A livello ambientale, invece, si rivelano fondamentali aspetti quali il substrato socio-economico di appartenenza, il sistema di credenze e di valori che l'individuo acquisisce per cultura e formazione personale. Ancora il supporto di una rete scolastica e lavorativa, la fiducia nelle istituzioni, la presenza di competenze di cittadinanza adeguate e realistiche che rendano il soggetto aderente alle misure di sicurezza messe in atto per fronteggiare l'emergenza.
Ansia, umore depresso, attacchi di panico. La pandemic fatigue non solo si traduce in sintomi fisici e cognitivi ma, secondo dati statistici, potrebbe rendere la popolazione meno attenta al rispetto delle regole (uso della mascherina, lavaggio frequente delle mani, distanziamento sociale) per mancanza di fiducia o perché il prezzo per proteggersi dal contagio è troppo alto da pagare. Sopraffatti dalla stanchezza, spaventati dal futuro, esiste tuttavia un modo per vivere in maniera tranquilla e consapevole al tempo stesso? La parola chiave è solo una, resilienza. Si tratta della capacità di impostare abitudini di vita sane, anche se nuove in linea con le norme imposte dalle autorità e di percepire questo cambiamento come una transizione necessaria per uscirne, non come un'imposizione. Inoltre al fine di fronteggiare l'incertezza e la percezione di un tempo sempre più indefinito e dilatato, è bene focalizzare l'attenzione sugli aspetti della quotidianità davvero necessari. Esistono, poi, alcuni consigli efficaci per contrastare la pandemic fatigue:
- Non lasciarsi sopraffare dall'iperfagia di informazioni sulla pandemia e sui contagi;
- Attenersi ai dati diffusi dai siti ufficiali come quello dell'OMS e dell'Istituto di Sanità;
- Cercare di praticare attività sociali anche extra lavorative correllate alla pandemia;
- Rispettare le regole di distanziamento sociale
pensando che queste limitazioni sono indispensabili per una quanto più rapida risoluzione dell'emergenza;- Focalizzare le proprie giornate e attività contingenti su ciò che è veramente urgente e non sul futuro troppo lontano.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.