Batterio killer, "profezia" choc: "Nel futuro morti e infezioni..."

A lanciare l'allarme Giorgio Palù, professore emerito di microbiologia e virologia all'università di Padova

Batterio killer, "profezia" choc: "Nel futuro morti e infezioni..."

Non sono incoraggianti le parole di Giorgio Palù, professore emerito di microbiologia e virologia all'università di Padova, in merito al Citrobacter, il batterio killer che ha ucciso quattro piccoli ricoverati presso l'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, Verona. In un'intervista per Adnkronos il docente ha spiegato come questo germe, normalmente innocuo, sia diventato pericoloso a causa di una resistenza da esso sviluppata nei confronti degli antibiotici. Ci troviamo dinanzi a una condizione grave e le previsioni per il futuro non sono di certo rosee. Si stima, infatti, che nel 2050 le infezioni prodotte da microrganismi multiresistenti causeranno più morti del cancro. E sarà questa la problematica che l'umanità dovrà affrontare più delle pandemie. Già un recente studio condotto dall'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) riporta che nel 2015, nei Paesi dell'Unione Europea, sono stati registrati 671.689 casi di infezioni antibiotico-resistenti. A queste sono attribuiti 33.110 decessi, un terzo dei quali si è verificato in Italia. Ma cos'è precisamente la resistenza agli antibiotici?

Gli antibiotici sono un gruppo di farmaci che, con differenti meccanismi di azione, sono in grado di impedire lo sviluppo dei batteri. Sin dalla loro scoperta, essi hanno contribuito a migliorare in maniera notevole la salute della popolazione. Fondamentale nel loro uso, che avviene soltanto su prescrizione medica, è l'assunzione per il tempo necessario e alle dosi indicate dallo specialista esclusivamente per la cura delle infezioni causate dai batteri. Si rivelano, invece, inutili e anche dannosi per il trattamento di malattie causate da altri agenti infettivi (virus, funghi, protozoi), a meno che non sussista il rischio che tali patologie si complichino per il sovrapporsi di infezioni batteriche. Proprio l'impiego smodato e non giustificato di questi medicinali è alla base della cosiddetta resistenza agli antibiotici.

La resistenza agli antibiotici di per sé è un fenomeno naturale che esiste da milioni di anni. Sono infatti gli stessi batteri che, al pari dei funghi, fabbricano i loro antibiotici per potersi difendere o per attaccare altre forme di vita. A partire dalla metà degli anni Quaranta, l'utilizzo massiccio da parte dell'uomo di antibiotici in ambito medico e veterinario ha amplificato in maniera considerevole questo fenomeno naturale. Ad ogni uso degli stessi i microrganismi resistenti sopravvivono e diventano dominanti. La rapida moltiplicazione dei germi avviene attraverso la trascrizione del loro DNA e mediante la formazione di una sua copia. Durante questo processo possono verificarsi delle mutazioni, ovvero errori di copiatura, in grado di portare proprio allo sviluppo della resistenza agli antibiotici.

Ma in che modo i patogeni resistono? Espellendo l'antibiotico, rendendo la propria membrana impermeabile, modificando le proprie proteine con le quali l'antibiotico interagisce o cambiando la struttura di quest'ultimo al fine di renderlo inattivo.

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