Singhiozzo: i metodi della nonna non sono efficaci

Singhiozzo: i rimedi della nonna non sembra siano efficaci per risolvere questo fastidioso disturbo, a spiegarlo sono alcuni test scientifici

Singhiozzo: i metodi della nonna non sono efficaci

Il singhiozzo è una fastidiosa presenza che può fare capolino all'improvviso, per poi sparire nel giro di pochissimo tempo. In molti non sanno, però, come i casi di singhiozzo persistente e prolungato siano molto più comuni di quanto si possa pensare. Come può testimoniare Charles Osborne, contadino dello stato americano dell'Iowa, che subì la presenza del disturbo per ben 68 anni di fila, un caso davvero unico tanto da guadagnarsi un posto all'interno del Guinness dei Primati. A quanto pare, ogni anno, circa quattromila persone devono farsi ricoverare per superare questa noiosa interruzione del respiro.

Nella quasi totalità dei casi, i più colpiti sono gli uomini over cinquanta, che devono combattere un singhiozzo a lungo temine che può durare anche più di un mese o, ancora, perdurare per oltre due giorni consecutivi. Queste condizioni spesso nascondono altre problematiche e il singhiozzo si trasforma in un valido campanello d'allarme. In generale la sua presenza può durare pochi minuti, spingendosi fino alla 48 ore, oppure superare anche il mese. La parte colpita è quella del diaframma, il muscolo coinvolto nella respirazione che divide torace e addome, che subisce una contrazione involontaria. L'inalazione improvvisa di aria e relativa chiusura della glottide blocca l'insiprazione, con relativa emissione del sonoro singhiozzo. Una condizione che colpisce tutti, anche i feti all'interno del ventre materno, e che si risolve in modo rapido.

Spesso sopraggiunge quando si eccede con cibo, alcol e bevande gasate: il contenuto dello stomaco preme contro il diaframma causando la problematica. Ma anche ingurgitando troppa aria, fumando, mangiando cibi speziati, vivendo con troppa ansia e assumendo alcuni medicinali che possono sollecitare il nervo frenico, vicino di casa dell’esofago e responsabile della contrazione del diaframma. L'unico fatto certo è che i vecchi rimedi della nonna pare non funzionino come sperato: alcuni test hanno confermato che trattenere il fiato o respirare in un sacchetto non trovino riscontro dal punto di vista scientifico. Tecnicamente tapparsi il naso, spaventarsi, piegarsi in avanti premendo il petto potrebbe essere efficace perché, anche se in modo casalingo, stimola il nervo vago o il diaframma. Ma altre tecniche nostrane sono in realtà inutili, o meglio riescono a distrarre dal singhiozzo permettendo al diaframma di rilassarsi. Ad esempio infilare un dito nell'orecchio, oppure appoggiare un cucchiaino di zucchero sul fondo della lingua e bere acqua ghiacciata a piccolissimi sorsi.

Una ridiscussione dei quantitativi di cibo e degli alcolci potrebbe invece incidere positivamente e, nel caso di singhiozzo recidivo, è bene rivolgersi al medico di fiducia. La sua presenza potrebbe segnalare altre problematiche, come il reflusso gastroesofageo, una ciste del collo o una laringite, o stanare patologie più serie che è bene trattare in modo specifico.

Il medico potrà suggerire la soluzione migliore, come è accaduto a un uomo vittima del singhiozzo dopo un rapporto sessuale: la pratica aveva stimolato il nervo vago grazie al raggiungimento dell'orgasmo.

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