Tumori aggressivi, meno movimento delle cellule limita le metastasi

Il malfunzionamento di alcune proteine che regolano i movimenti delle cellule, permettono l'infiltrazione di tumori metastatici. Un recente studio ha analizzato il sistema per modificarne l'andamento con nuovi farmaci inibitori

Tumori aggressivi, meno movimento delle cellule limita le metastasi

La migrazione e il malfunzionamento di alcune cellule del nostro organismo, controllate da un complesso proteico, viene sfruttata da alcuni tipi di tumore (come il tumore al seno, il melanoma, il tumore dello stomaco e il glioblastoma) per infiltrarsi e diventare invasivi e metastatici. Su questo argomento è stato pubblicato un interessante studio sul Journal of Physical Chemistry Letters, che ha permesso di trovare importanti informazioni per modificare questo sistema e identificare potenziali nuovi farmaci antitumorali.

Tra questo insieme di proteine ce ne sono 7 chiamate Arp2/3 che sono proprio quelle che controllano il movimento delle cellule. Se queste Arp2/3 non funzionano correttamente, le cellule possono diventare invasive e metastatiche. Da qui la partenza dello studio svolto con simulazioni atomistiche (un insieme di tecniche computazionali di simulazione che, mediante l'integrazione delle equazioni del moto, permette di studiare la dinamica di evoluzione di un sistema fisico e chimico a livello atomico e molecolare, ndr) portato avanti dalla ricercatrice Alessandra Magistrato dell’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche.

Ed è proprio lei a spiegare il funzionamento di queste proteine: «Arp2/3 passa da una forma aperta (inattiva) a una forma chiusa (attiva), con dei movimenti complessi e sincroni che vengono indotti da piccole molecole o proteine. Altre molecole (inibitori) sono in grado di bloccare questo passaggio dalla forma aperta a quella chiusa, bloccando l’attivazione di Arp2/3 e quindi la migrazione delle cellule. Ciò che rende i tumori metastatici o infiltrati pericolosi e difficilmente curabili è la loro capacità di penetrare e attaccare tessuti sani, spostandosi dalla sede originaria. Regolare Arp2/3 ha quindi un ruolo importante per bloccare la migrazione e l’infiltrazione di questo tipo di tumori invasivi» da queste parole, è facile quindi comprendere l'importanza di questo studio per la ricerca di farmaci inibitori.

Come molte ricerche del genere fatte in laboratorio, vengono riprodotti i meccanismi velocizzandoli e dando quindi modo di vederne i malfunzionamenti a cui porre rimedio. «In questo caso - spiega sempre Alessandra Magistrato - la ricerca è stata svolta grazie a simulazioni atomistiche, che hanno consentito di analizzare nel dettaglio il funzionamento di Arp2/3, verificando il ruolo di alcuni inibitori già noti. Inoltre le simulazioni hanno evidenziato la presenza di cavità che potrebbero essere sfruttare da potenziali nuovi farmaci. Questa ricerca è finalizzata all’identificazioni di trattamenti del glioblastoma, il tumore cerebrale più comune e letale del sistema nervoso centrale negli adulti, particolarmente aggressivo e capace di infiltrarsi molto velocemente nel cervello, per il quale a oggi non esistono terapie efficaci.

L’idea è quella di verificare se farmaci già sul mercato sono capaci di bloccare Arp2/3 in modo da poterli utilizzare più velocemente per contrastare questo tipo di tumore, saltando le lunghe fasi iniziali di sperimentazione clinica».

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