Roma«AAA cedesi a persona di buon cuore appartamento prestigioso acquisito mia insaputa. Vista Colosseo. Rivolgersi Claudio». Se prossimamente su un giornale di annunci a Roma comparirà un avviso siffatto, non sorprendetevi. Si tratta dellonorevole Scajola Claudio (nella foto) che cerca di dar via il suo quartierino in via del Fagutale, quello per cui è tuttora indagato per violazione della legge sul finanziamento ai partiti (lex ministro ha depositato in procura a Roma una memoria difensiva ma si profila una sua citazione diretta a giudizio, davanti al tribunale monocratico). Profilasi affarone. «Di quella casa mi voglio assolutamente liberare e mi rimprovero di averla acquistata», garantisce lesponente del Pdl, che ieri è tornato sulla vicenda nel corso della trasmissione televisiva Agorà, su RaiTre.
Era fine aprile 2010 quando Scajola si ritrovò nel tritacarne mediatico a causa di quellappartamento. Pagato in buona parte, secondo quanto evidenziato da uninchiesta della Procura di Perugia, con 900mila euro versati dal costruttore Diego Anemone. Assegni del quale lallora ministro per lo Sviluppo economico si disse del tutto ignaro. Lui era davvero convinto - almeno così ha sempre sostenuto - che per mettere le mani su quellimmobile fossero bastati i 610mila euro versati personalmente tramite mutuo. Prezzo a dir poco irreale per un appartamento di 180 metri quadri in una delle zone più belle della capitale. E infatti arrivò un sostanzioso conguaglio «criptato» per il quale Scajola evidentemente non aveva il decoder. Reso improvvisamente edotto della vicenda, il politico ligure dapprima tacque, poi farfugliò qualcosa, infine si dimise. E così salvò la faccia, pur senza evitare di diventare una maschera da commedia dellarte: Scajola, quello che non si accorge di nulla.
Ma il punto è che a distanza da quasi due anni via del Fagutale è ancora lindirizzo romano di Scajola. Lui, per carità, giura di aver quasi smobilitato. «Quando mi sono dimesso - ha raccontato ieri al conduttore Andrea Vianello - non sono più entrato in quella casa, ma ho continuato a pagare laffitto e il condominio». E ci mancherebbe altro. Poi lex ministro ammette che sì, insomma, qualche volta ancora approfitta della casa vista anfiteatro: «Non la vivo, ci dormo solo una o due notti a settimana, quando sono a Roma». Ma allora, perché non liberarsene? «Spero che qualcuno se la prenda», dice lui ora.
Onorevole, non faccia di nuovo il finto tonto. La zona è di pregio, e malgrado la crisi del mercato immobiliare se metterà in vendita quellappartamento al prezzo a cui lei lo ha pagato (senza laiutino targato Anemone) il cartello «Vendesi» resterà appeso poche ore. Forse pochi minuti. Insomma, caro onorevole, non sia pigro. Il suo nome resterà sempre legato alla vicenda della casa piovuta dal cielo.
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