Luca Telese
da Roma
Dopo lapprovazione dellordine del giorno sulla moralità nella gestione delle istituzioni nato dalla sua iniziativa, Cesare Salvi ha riassaporato il piacere di tornare maggioranza al Botteghino. Un innegabile successo di immagine per il leader della minoranza diessina, che si è visto firmare lordine del giorno addirittura da un leader del calibro di Giorgio Napolitano, solitamente molto unitario, e attentissimo nel dosare le sue prese di posizione critiche nella vita interna del partito. Eppure, malgrado la rabbia di Antonio Bassolino (che sentendosi criticato personalmente ha abbandonato lassise diessina) e i mea culpa di Piero Marrazzo (che era finito nel mirino dei media per alcune assunzioni facili nel suo staff di consulenti), lautocritica allombra della Quercia è diventata maggioritaria.
Senatore Salvi, ha fatto arrabbiare qualche suo compagno: dica la verità, lo aveva messo nel conto?
«No. Credo francamente che le cose che abbiamo scritto negli ordini del giorno dovrebbero essere condivisibili da chiunque: il problema è sotto gli occhi di tutti».
Cosa risponde a chi laccusa di farsi bello agli occhi della base grazie a una crociata «moralistica»?
«Questo chi lo ha detto, scusi?»
Non fingerà mica di non sapere che Bassolino se nè andato indignato?
«Non fingo affatto, lho letto sui giornali: non me ne ero accorto, magari aveva da fare».
E se incontra Marrazzo in un corridoio, adesso, chi abbassa lo sguardo, fra voi due?
«Nessuno dei due. Perché io non ho pronunciato nemmeno una parola contro di lui come persona o come rappresentante istituzionale. E poi perché mi pare che Piero si sia subito messo in azione per correggere le distorsioni che erano state segnalate».
Lei è riuscito persino a convincere Giorgio Napolitano, uno che di solito, politicamente parlando, se lei sta al polo sud lui corre al polo nord....
«Napolitano è da sempre un dirigente molto rigoroso, molto attento al profilo istituzionale del partito, ovviamente distante dalle nostre posizioni politiche. Ma era preoccupato anche lui per la degenerazione di un certo costume».
Ma lei come ha fatto a convincerlo, scusi?
«Abbiamo parlato, poco prima, ha letto quello che avevo scritto nella bozza, mi ha fatto le sue puntualissime osservazioni, e poi ha firmato».
Alcuni governatori ora vi accusano di demagogia e di populismo, lei lo sa questo?
«Se mi dimostrassero conti alla mano che sbaglio, sarei disposto a chiedere scusa. Invece mi pare che gli abusi siano tanti, e non solo per scelte individuali. Forse dovrebbero provare a riflettere su questo, invece di arrabbiarsi».
Lei fa un discorso di sistema?
«Non dovrei darle una soddisfazione così grande, ma confesso che ho letto con molta attenzione linchiesta del Giornale sugli sprechi: qualche articolo lho persino messo da parte».
Prometto di non dirlo al mio direttore.
«Bene... e le dicevo: da un lato linchiesta era fatta con il giusto taglio perché era a 360 gradi. Colpiva a destra e a manca, metteva alla berlina le amministrazioni di sinistra, come era giusto, ma anche gli sprechi di giunte di centrodestra, come in Puglia o in Lombardia».
È un problema trasversale secondo lei?
«Ecco, credo proprio di sì: se si vuole fare unanalisi seria, ci si rende conto che è una vera e propria tendenza».
Provocata da cosa?
«Da un sistema politico che combina ed esalta le peggiori tendenze del maggioritario».
Per esempio?
«La deriva è questa: si rischia di depotenziare le assemblee elettive e di rafforzare solo gli esecutivi, in realtà bisognerebbe capovolgerla. Per questo io faccio un discorso sistemico, non mi interessa dare pagelle o certificati di condotta».
Ma perché il fenomeno a volte si verifica sia a destra che a sinistra?
«Perché il maggioritario produce purtroppo un sorprendente consociativismo nelle decisioni di spesa: in Campania lopposizione ha votato le proposte della giunta».
Lordine del giorno può cambiare qualcosa?
«Se i partiti e i media vigilano, spero che si passi dal consociativismo al rigore».
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