San Giacomo, la chiusura finisce in tribunale

Il piano di rientro del deficit sanitario siglato a febbraio non prevedeva la chiusura

Sarà battaglia legale sul San Giacomo. Stamani chiude i battenti il pronto soccorso dell’ospedale San Giacomo e di conseguenza verranno sospesi inderogabilmente tutti i ricoveri anche se «già da qualche giorno - riferisce Felice Occhigrossi delegato del comitato Salviamo il San Giacomo - di ricoveri ormai non se ne fanno più». Per cui, di fatto, il nosocomio del centro storico della capitale chiude oggi e non il 31 ottobre come avrebbe scritto il presidente-commissario visto che d’ora in poi verranno forniti solo servizi ambulatoriali e di assistenza ai dializzati. Dopodiché si potrebbe paventare una proroga per il servizio di dialisi peritoneale - unica nel suo genere a Roma - in quanto «ci sono dei vincoli giuridici per la continuità assistenziale sui dializzati - ha aggiunto Pietro Del Grosso - almeno fino a metà novembre».
A metà novembre poi aprirà l’ambulatorio di via Canova. Comunque vada questa storia rimarrà sempre il fatto che i cittadini e i pazienti che, fino a ieri, si affidavano alle cure del San Giacomo non lo potranno più fare e si dovranno rivolgere altrove. Dove? Chi può dirlo. «Differentemente a come sosterrebbe il vicepresidente della Regione Esterino Montino e cioè che la dialisi peritoneale potrebbe essere trasferita al Sant’Eugenio, le nostre rappresentanze di presidio ci hanno purtroppo dato certezza che non potrà essere così, perché - ha spiegato il segretario regionale della Fials Confsal Gianni Romano - non ci sono locali idonei a essere attrezzati in breve tempo per fornire le cure adeguate. Non dobbiamo dimenticare che questo tipo di dialisi si fa in domiciliare per cui è una prestazione che dovrebbe essere favorita dalle logiche della politica del presidente Marrazzo che ritiene di risparmiare chiudendo i posti letto e lasciando inalterati nelle aziende sanitarie appalti, esternalizzazioni e consulenze».
Dello stesso parere anche l’intersindacale medici (Cimo e Anpo e altre sigle) che si dice nettamente contraria alla chiusura dell’ospedale chiedendo alla Regione di rispettare tutti i diritti dello stato giuridico e contrattuali del personale dirigente. E sulla dismissione è certo ormai che la protesta si sposterà dalla strada alle aule di tribunale perché il sindacato autonomo ha pronto un ricorso al Tar per bloccare il provvedimento a firma del commissario Marrazzo forte del fatto che «il piano di rientro siglato nel febbraio 2008 con l’ex Governo Prodi non contemplava la chiusura del San Giacomo se non successivamente alla realizzazione dell’ospedale nuovo di Talenti - rimarca il legale della Fials Antonino Peraino - tant’è che questa disposizione viene riportata integralmente nell’atto aziendale dell’Asl Roma A».
A rafforzare queste considerazioni si affianca pure la stessa dichiarazione dei sindacati confederali e dell’Ugl che pur avendo siglato il verbale di concertazione per la riallocazione del personale del San Giacomo due giorni fa, hanno ammesso che lo hanno fatto «in assenza del riordino definitivo della rete ospedaliera». Riordino che prevede anche il ministro del Welfare Maurizio Sacconi: «Aspetto entro la fine di ottobre - ha spiegato - il piano regionale ospedaliero del governatore e commissario del Lazio Piero Marrazzo».

Facendo intendere che provvedimenti come questo saranno propedeutici allo sblocco dei fondi: «Parte dei 3,2 miliardi dei trasferimenti per la sanità sono legati al piano di rientro dal deficit. Ma - seguita - devono essere varati provvedimenti di carattere strutturale che facciano venire meno il disavanzo».

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