San Paolo, ambulatorio dei clandestini: "Già visitati gratis 1.500"

Aperto tutti i venerdì pomeriggio, l’assistenza è garantita da nove medici volontari I dottori: «Denunciare gli irregolari? Rispondiamo al nostro codice deontologico»

A Milano c’è un ambulatorio per clandestini. Ma non aspettatevi uno sgangherato e sporco sgabuzzino dove vengono fornite cure approssimative ed illegali da guaritori esotici. Si tratta, invece, di una struttura di tutto rispetto, asettica, ben accessoriata ed ospitata in un grande ospedale, il San Paolo: «l’Ambulatorio per Stranieri Temporaneamente presenti». Aperto, da gennaio 2006, un giorno alla settimana, il venerdì pomeriggio, vi prestano servizio nove medici tra internisti e rianimatori, tutti volontari che non gravano sulle casse del nosocomio. Tutto funziona perfettamente al punto che i 1.200 immigrati visitati ogni anno, nel 2008 sono aumentati di un quarto raggiungendo quota 1500. Ogni venerdì vi transitano dalle venticinque alle trenta persone, solo l’ultimo c’è stata una minor affluenza. All’indomani dell’approvazione al Senato del disegno di legge che prevede la possibilità dei medici di denunciare i clandestini, i pazienti avevano paura e nelle prime ore del pomeriggio si sono tenuti alla larga dalla struttura loro dedicata di via Di Rudinì. «Si sono presentati sul tardi - racconta Livio Colombo uno dei nove medici volontari - erano preoccupati e ci hanno posto domande del tipo “ci denunciate?” “ma perché lo fate?”. Li abbiamo tranquillizzati rispondendo che ci saremmo attenuti al nostro codice deontologico». Così si sono fidati nuovamente di questi camici bianchi. «Siamo i soli - precisa il dottor Colombo - che possono curarli una volta dimessi dai vari pronti soccorso o indirizzati, quando hanno bisogno di cure più complesse, da centri volontari come il Naga, l’Ambulatorio Popolare di via dei Transiti e quello dell’opera di San Francesco. Sarebbe bello non seguire queste due strade d’accesso ma lasciarlo libero, perché potremmo assistere più persone. Purtroppo non ne siamo in grado». L’opera dei nove medici volontari, presenti in tre ogni venerdì, non costa nulla all’ospedale e nemmeno ai pazienti che per visite specialistiche ed esami diagnostici pagano, invece, il ticket come gli italiani iscritti al Servizio sanitario regionale. Lo stesso accade anche per le ricette per i farmaci. Al posto del codice sanitario viene indicata la sigla Stp che sta per Straniero Temporaneamente Presente come riporta il certificato rilasciato dall’ambulatorio del San Paolo valido sei mesi e rinnovabile. «Il servizio che prestiamo - spiega Livio Colombo - sostituisce quello di medicina di base che garantisce la prosecuzione delle cure in modo per esempio che persone giovani affette da asma non finiscano in rianimazione o che pazienti colpiti da malattie infettive non completino le cure. Nel loro interesse ed in quello degli altri cittadini».
«Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di persone che sono in grado di pagarsi le medicine perché lavorano in nero. Alcuni sono qui da molti anni ed esibiscono anche dei documenti d’identità anche se non lo prevede la legge inerente gli Stranieri Temporaneamente presenti».

Nonostante il minor afflusso di venerdì scorso l’attività dell’ambulatorio di via di Rudinì non è destinata a diminuire. Lo sa bene il dottor Colombo che insieme ai colleghi del San Matteo di Pavia, dove è presente l’altra struttura lombarda riservata ai clandestini, proporrà alla Regione di aprirne altri: almeno un paio per città.

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