Via al "San Siro bis", entro marzo arriverà l'offerta di Milan e Inter

La sinistra si spacca ma vota un odg a favore. E spunta lo stop ai concerti a La Maura. Sala: "Sul tema un discreto opportunismo politico". Il Meazza? Vale 73 milioni di euro

Via al "San Siro bis", entro marzo arriverà l'offerta di Milan e Inter
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Il dado è tratto. A meno di colpi di scena che anche il sindaco, dopo 5 anni di stop and go, non si sente di escludere, Milan e Inter presenteranno «entro marzo» la proposta di acquisto dello stadio Meazza e delle aree intorno per costruire il «San Siro bis» e servizi commerciali e sportivi rifunzionalizzando la Scala del calcio. O quel che ne resterà visto che in mano privata sparirà di fatto il vincolo sul secondo anello. Beppe Sala ha illustrato ieri in consiglio con l'assessore Giancarlo Tancredi la tempistica per arrivare alla vendita «entro luglio 2025». Entro marzo e «deve arrivare l'offerta di acquisto corredata da piano di fattibilità aggiornato e relazione tecnica - spiega Sala -.Per esprimere una posizione ancor più solida aspetto questi atti, in questi anni abbiamo affrontato un percorso tutt'altro che lineare». Ricevuto il dossier, il Comune pubblicherà un avviso esplorativo per 30 giorni per verificare l'interesse di altri operatori. «Non sarebbe necessario in base alla legge stadi, ma anche i club vogliono massima trasparenza» aggiunge Tancredi. A maggio, due scenari: in campo ci sono solo i club ed entro luglio viene sottoscritto il contratto di vendita o viene aperta una procedura negoziata (non un bando di gara) e resta la stessa deadline per la cessione. La relazione del sindaco apre con qualche stoccata diretta (soprattutto) alla sua area ambientalista. «Il futuro dello stadio purtroppo è diventato tema estremamente divisivo che ha comportato lo scontro tra blocchi contrapposti con, scusate se lo dico, una discreta dose di opportunismo politico da parte di alcuni». L squadre agiscono in regime di monopolio e se non vogliono ristrutturare non possiamo obbligarle. Chi vuole cullarsi nell'illusione è libero di farlo ma non è una possibilità minimamente concreta». Ripercorre la telenovela dal 2019 fino alla stretta recente, con il prezzo di vendita fissato dall'Agenzia delle Entrate in 197 milioni. Nel dettaglio, 124 per l'area destinata a «grande funzione urbana», 73 milioni per il Meazza (che è immobile «vetusto», il valore di mercato di 231,4 milioni viene deprezzato). Il parziale abbattimento e rifunzionalizzazone per Sala è «un buon compromesso e frutto di un grande lavoro di mediazione tra bene pubblico e interessi privati». Non la pensano così i comitati e ambientalisti pro Meazza (tra loro Milly Moratti, Basilio Rizzo, Patrizia Bedori) che a fine discorso protestano con fischietti, cartellini rossi, le urla «vergogna, vergogna, state svendendo un bene pubblico», alcuni cittadini vengono accompagnati fuori dall'aula dai vigili. Sala punge: «Sono una parte dei milanesi, e di parte». La vendita «va vista come opportunità per redistribuire risorse sulla città. Voglio che la proposta di destinazione deii fondi nasca direttamente dal Consiglio, io suggerisco allo sviluppo del quartiere, anche come parziale compensazione dei disagi, e alle fasce più in difficoltà».

Nella maggioranza i mal di pancia vengono esplicitati in maniera netta da Alessandro Giungi (Pd), Enrico Fedrighini (gruppo misto), Carlo Fumagalli (Lista Sala), il verde Carlo Monguzzi che chiede a Sala di «fare nomi e cognomi quando parlava di buona dose opportunismo politico. Per salvare il Meazza ci voleva volontà politica, siete andati dietro alle squadre». Per il capogruppo dei Verdi Tommaso Gorini la giunta «asseconda gli operatori economici», idem la collega Francesca Cucchiara. L'ordine del giorno di maggioranza sull'utilizzo dei 197 milioni, limato fino all'ultimo dalla capogruppo Pd Beatrice Uguccioni, passa comunque con 24 a favore, 16 contro e un astenuto. Incuriosisce che tra «interventi di riqualificazione di zona San Siro e impianti sportivi» e «contrasto all'emergenza abitativa» - su cui c'è già l'ok di Sala - spunti anche la richiesta di «porre il vincolo monumentale e superare l'uso per concerti» nell'area dell'ex ippodromo La Maura, che ha un'altra proprietà. Lega, Fi, FdI e Noi Moderati hanno presentato una mozione a testa, una Marco Bestetti (FdI), tutti bocciati.

Il capogruppo FdI Riccardo Truppo insisteva sul «mantenimento del vincolo sul secondo anello, il Meazza non va sventrato», la Lega su «cittadella dello sport, fondi sulle case popolari aprendo un tavolo con Aler». Alessandro De Chirico e il capogruppo di Fi Luca Bernardo mettono tra le priorità «il distanziamento delle case da via Tesio, il 50% dei fondi destinati a nuove case Ers, costruzione di asili nido e scuole materne».

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