Roma - I cori partono quando il feretro s’affaccia dalla porta principale di San Pio X. La curva nord canta l’inno della Lazio. È l’ultimo saluto a Gabriele Sandri, "uno di noi", ucciso da un poliziotto sull’autostrada del Sole, mentre andava a Milano per vedere una partita. Commozione, lacrime e incredulità si mescolano alla pioggia battente e fredda che spegne gli ardori di qualche testa calda. Scattano pochi saluti romani, ma i più battono le mani ed invocano "giustizia, giustizia". Non è giorno per certi gesti. All’entrata un grande striscione bianco con una scritta nera: "Ciao Gabriele, da oggi sarai sempre un angelo nel cielo", firmato dagli amici della Balduina.
Dolore composto L’acqua scroscia e lava via tutto, tranne il dolore. Composto ma intenso, uguale per i tifosi di Lazio e Roma, spalla a spalla con le sciarpe bene in vista. Dall’interno della chiesa gli applausi rotolano giù per la scalinata, nella piazza di fronte, raggiungendo le migliaia di persone che non sono riuscite nemmeno ad avvicinare l’ingresso, tanta è la ressa da oltre un’ora prima la cerimonia. L’inferriata ai piedi del luogo di culto è ormai tappezzata da altre sciarpe, bandiere, cappelli, testimonianze lasciate dalle delegazioni di ultrà giunte dai quattro angoli del Paese.
Tifosi da tutti Italia Predominano il bianco ed il celeste, ma non mancano il giallo ed il rosso. S’affollano e si mescolano i colori di Inter, Milan, Livorno, Sampdoria, Genoa, Napoli ed Avellino, Fiorentina, Juventus e Torino, Pescara, Vicenza, Verona e Palermo, Lecce, Taranto, Cagliari. Più facile elencare gli assenti che i presenti. Tutti insieme, senza contrapposizioni, oggi come sempre dovrebbe essere: solo appassionati di calcio. Il funerale è iniziato alle 12 in punto.
Calciatori e allenatori Dall’entrata della sagrestia sono passati Francesco Totti, l’allenatore Luciano Spalletti e Bruno Conti, in rappresentanza della Roma. Totti si avvicina alla mamma ed al papà di Gabriele, li abbraccia a lungo, prima lei, poi lui. Scambia qualche parola con il fratello Cristiano, gli accarezza le spalle. È visibilmente commosso. Arriva il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete. C’è anche suor Paola, tifosa laziale doc. "Un giorno che non avrei mai voluto vivere" dice con un filo di voce. Pochi minuti prima è arrivata la Lazio al gran completo. Il tecnico Delio Rossi si mescola ai giocatori, lo sguardo basso. I tifosi fanno ala e li salutano per nome, uno ad uno. Passano Rocchi, Zauri, Tare e gli altri. Vanno a sedersi nei primi due banchi alla destra dei genitori distrutti. Il più addolorato per la perdita dell’amico dj "Gabbo", che aveva suonato alla festa dei suoi 18 anni, è Lorenzo De Silvestri. Sale le scale appoggiandosi al braccio di un amico. E per tutta la durata della cerimonia dovrà essere consolato, scosso dai singhiozzi. Ci sono anche alcuni ragazzi della Primavera. Impossibile elencare le corone e i mazzi di fiori appoggiati sul sagrato. Tra queste, quelle del Coni (presente il vice presidente Riccardo Agabio), del Comune di Roma (c’è il sindaco Veltroni), del capo della polizia.
L'uscita del feretro Quando esce il feretro, portato dal padre, dal fratello ed alcuni amici, presto è coperto di sciarpe e da una maglia della Lazio. Risuona un grido isolato "polizia bastarda", ma la folla lo copre con i fischi. Almeno nel giorno dell’addio a Gabriele la gente vorrebbe tenere l’odio lontano.
Amato: "Se attaccati, reagiremo" Poco prima del funerale il ministro dell'Interno aveva detto che non sarebbero state tollerate ulteriori forme di violenza. "Le aspettative per il dopo-funerale sono un punto interrogativo". Nel caso ci fossero ulteriori "disordini" la scelta del governo "non sarebbe quella dell’altra sera" cioè un semplice contenimento della situazione.
Amato ha spiegato che la scelta "dell’altra sera aveva una sua specificità. Era il giorno della morte di questo ragazzo e le forze di polizia decisero di evitare lo scontro fisico e di limitarsi a difendere le sedi. Oggi la scelta non sarebbe questa...".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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