«Sanità gratis per 31 milioni di americani»

Obama non arretra. Rilancia. Il suo nuovo progetto per un’America più compassionevole, in grado di assicurare la copertura sanitaria a 31 milioni di persone che ne sono prive, costerà 950 miliardi di dollari. Ma grazie alla forte riduzione delle spese prevista - anticipano fonti della Casa Bianca - permetterà di ridurre il deficit di bilancio di 100 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni e di mille nel decennio che verrà.
La nuova bozza di riforma è il frutto di un paziente lavoro di ricucitura e di compromesso tra repubblicani e democratici. E, stando alle indiscrezioni, risulterebbe in buona parte vicina al testo approvato dal Senato, pur con l’introduzione di elementi presi dal documento della Camera. Insomma, il risultato di un’alchimia politica bipartisan, resasi necessaria da quando il partito del presidente ha perso lo storico seggio senatoriale democratico del Massachusetts. Quasi un’istituzione, questo seggio, per 60 anni ininterrottamente di Edward Kennedy, scomparso il 25 agosto scorso nella residenza di famiglia a Hyannis Port dopo una lunga lotta contro un cancro.
Quel seggio democratico in meno, andato nelle suppletive del 20 gennaio scorso al repubblicano Scott Brown, aveva però messo a rischio la speciale maggioranza di 60 voti al Senato che a Washington è considerata necessaria per mettersi al riparo da manovre ostruzionistiche quando si tratta di votare su materie molto controverse. E nessuna materia, negli Usa, potrebbe essere oggi più controversa di quella sanitaria.
È stata quindi ovvia (per non dire obbligata) la scelta fatta da Obama di percorrere la strada del dialogo e della mediazione. Per essere sicuro di portare a casa il miglior risultato possibile, ovvero quello più vicino al suo progetto originario di riforma. Ma anche per mandare un segnale a un’opinione pubblica visibilmente stanca di quella defatigante animosità tra maggioranza e opposizione che continua a paralizzare le decisioni.
Per verificare se su Washington inizi a tirare davvero un’altra aria, bisognerà attendere il risultato dell’incontro bipartisan convocato da Obama per giovedì prossimo. In quell’occasione, 37 parlamentari di entrambi gli schieramenti si incontreranno nel «campo neutro» della Blair House (un edificio adiacente alla Casa Bianca dove di norma vengono ospitati i capi di Stato in visita) per esaminare e valutare appunto i contenuti della bozza presidenziale di riforma.
Tra i suoi punti salienti ci sono maggiori finanziamenti per il Medicaid (l’assistenza sanitaria ai cittadini più poveri) al fine di assorbire i costi dell’espansione del programma dal 2014 al 2017, nonché la modifica della copertura dei medicinali venduti dietro prescrizione nell’ambito del Medicare (l’assistenza per gli anziani). La bozza fa propria la proposta del Senato di imporre tasse sui programmi assicurativi più costosi (la «Cadillac tax»), ma ne posticipa l’applicazione al 2018. Previste anche penali più alte per le società che non assicurano i dipendenti. Come nella bozza approvata dal Senato, non è prevista la public option, ovvero un’assicurazione pubblica che sarebbe in competizione con il settore privato.

Infine, sul nodo delicatissimo dell’aborto, è previsto un atteggiamento meno restrittivo. Non ci sarebbe infatti l’emendamento che vieta alle compagnie di assicurazione di coprire le spese per l’interruzione di gravidanza a chi ha acquistato la propria polizza grazie a un sussidio federale.

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