La Santanchè lascia An e va con i duri e puri

Per mesi l’imprenditrice ha criticato apertamente le scelte di Fini e dei suoi colonnelli ma ha resistito al corteggiamento dell’ex governatore del Lazio. Poi ha deciso di fare il grande passo. Aderisce a "La Destra" dopo aver conquistato la scena politica con le sue battaglie in favore delle donne islamiche e contro l’immigrazione selvaggia

La Santanchè lascia An e va con i duri e puri

da Roma

Su Frate Indovino in realtà non c’era traccia; forse era scritto nelle stelle: attento a Daniela. Fatto sta che Gianfranco Fini ritrova in questo 2007 separato dalla consorte e ora abbandonato anche dalla Santanchè. Daniele entrambe, appunto.
Politically correct, a quanto pare, entrambi gli addii, manco fossimo a Manhattan e non sulle sponde di un Tevere ingiallito da siccità e monnezza. Certo, lo sbatter di porta della Santanchè fa un pizzico più di rumore. Non foss’altro perché della parlamentare grande amica di Ignazio La Russa si è dissipata la patina glamour e velinesca che l’aveva accompagnata all’ingresso a Montecitorio. Dai tanti commenti sui tacchi a spillo e dagli innumerevoli bisbiglii sulla grandeur del lifting si era passati ai mugolii di ammirazione per la sua difesa dell’emancipazione delle donne arabe e ai gorgoglii di apprezzamento per il suo impersonare la prima donna relatrice di finanziaria. Sotto i capelli, un cervello. Lo hanno dovuto riconoscere in tanti, compresa una Lucia Annunziata mai tenera con la destra, sia pure a denti stetti.
Tutt’altro tipo rispetto a quella, pure visibile e flashata che agita le anche al Billionaire o a Malindi o che alza il medio a sinistri studentelli che ne contestano la presenza. Crea fondazioni, arruola donne e ragazzi, dà consigli (compresi shopping e cucina) sul suo blog, parte in quarta sui temi caldi dell’immigrazione chiarendo che «aspettare è scelta suicida, visto che si tratta di governare il fenomeno o di ridursi a subirlo». Un fuoco artificiale a gettata multipla, fatto di happy hour, ma anche di riflessioni affatto scadenti.
Una volta a Cuneo - come diceva Totò - ci si andava al massimo a fare il militare. Lei ci è nata e fin da piccola ha cominciato a pensare in grande. Che farai da adulta?, le chiesero una volta in tv. «Il ministro del Tesoro» replicò decisa. Magari ci arriva davvero. Nell’attesa - ammesso senza esitazione di essere primo contribuente donna in Parlamento coi suoi 270mila euro all’anno - sancisce la sua separazione da An confermando di fatto l’accusa rivolta qualche mese fa ai ritrosi (politicamente) maschietti del partito di Fini: «Palle di lino».
Ma come? \Non era stata proprio Daniela Santanchè a sancire «non c’è Fini senza An, non c’è An senza Fini»? Solo che lei in quel gruppo che «perde i pezzi a cominciare dalle donne», come ebbe a sostenere qualche tempo fa, non ci vuol più stare. Meglio la schietta e magari un po’ greve franchezza degli Storace e dei Buontempo che i ricamini in attesa delle decisioni del supremo presidente di An. L’ex governatore erano mesi che la corteggiava. Sembrava incerta: gli rimproverava di non aver voluto combattere «nel» partito. Anche alla Mussolini, che magari ritroverà al fianco (come si dice pure di Fisichella, in queste ore) aveva rimproverato di non aver tentato, con soprassalto d’orgoglio, di giocare le sue carte opponendosi apertamente al leader. Si vede che in questi mesi ha capito che non era aria. I nemici dicono abbia fatto come Alonso, imbeccata magari dall’amicissimo Briatore: via dalla McLaren con la speranza di ritrovarsi su un’altra vettura vincente, ma col rischio di finire su una carretta. Lei fa spallucce, convinta della scelta. «La Russa ha detto che il mio addio è un bene per il partito? Se prima avevo qualche dubbio adesso ho solo certezze», il suo commento, dopo l’annuncio formale della sua adesione alla Destra storaciana. Ad applaudirla anche Assunta Almirante, una che non ha mai sopportato troppo soubrettine e gossip-star.

Strano destino per chi pareva destinato a una carriera politica tutta seduzione e sex appeal, finire nel covo dei duri e puri che qualche saluto romano non lo tralasciano e che nel gozzo hanno ancora alcune virate di rotta in An, come mostra Storace garantendo che «nessuno potrà chiederci di andare in un’agenzia di viaggi, fare un biglietto per Gerusalemme e andar lì per maledire il fascismo». Ma magari Daniela II, non se lo farà chiedere. Magari ci va sua sponte e lo fa. Lo ha sempre detto di essere «una ribelle».

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