Ronaldo e Batistuta, serve altro per lo spettacolo? Fiorentina - Inter da urlo

Undici febbraio 1998, stadio Franchi: botta del brasiliano su punizione, risponde l'argentino al volo. Due squadre ricolme di talento, che oggi potrebbero tranquillamente vincere il campionato

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Fa freschino al Franchi, ma non sarà certo il clima a dissipare la passione. Lo stadio è stipato, i cori si intersecano. Entrambe annusano aria da campionato di vertice. Difficile pensarla diversamente quando hai la squadra rimpinzata di un tale numero di campioni. Anzi, alcuni sono proprio fuoriclasse. L'undici febbraio del 1998 Fiorentina-Inter voleva dire molte cose. Tutte estremamente appetitose.

In primis, Gabriel Omar Batistuta contro Ronaldo. Il Re Leone che accoglie a casa sua il Fenomeno. Due giocatori intergalattici: due spanne sopra i campioni l'argentino, forse anche cinque o sei il brasiliano, probabilmente uno dei migliori giocatori della storia calcistica umana. Ma Viola-Beneamata significava anche la sfida tra due tecnici estremamente propositivi, come Malesani e Simoni. E un contorno di altri giocatori monumentali, a partire da chi difendeva i pali - Toldo e Pagliuca - salendo fino a Rui Costa e Djorkaeff, Serena e Simeone.

D'altronde basta scorrere la distinta dei nomi scesi in campo quella sera per realizzare che, se calassimo quelle due squadre nella Serie A di oggi utilizzando un varco spazio-temporale, piazzerebbero probabilmente i gomiti conquistando il campionato in scioltezza. Toldo, Falcone, Firicano, Padalino, Kanchelskis, Rui Costa, Schwarz, Serena, Morfeo, Batistuta, Oliveira: questi gli undici viola. L'Inter rispondeva distendendo sul rettangolo verde Pagliuca, Colonnese, Fresi, West, Bergomi, Cauet, Winter, Simeone, Milanese, Ronaldo, Djorkaeff. La sfida prometteva di essere d'altissima quota. Le emozioni distribuite, uno di quei vizi che non vorresti smettere mai.

Serata gelida, si diceva, ma quando affianchi 40mila persone e sotto al tuo naso gioca questa gente qua, fai presto a divampare. Basta attendere il minuto ventisei e lo spicchio dei tifosi interisti sobbalza. Intemperanza di Firicano, che stende al limite un avversario, e punizione per l'Inter. Sulla mattonella si presenta Ronnie, che è talmente superiore a tutti da saper fare al massimo ogni cosa. Calcia indifferentemente di destro e di sinistro. Sa essere opportunista in area e letale dalla distanza. Cambia passo quando vuole, stacca di testa lasciando gli avversari incollati mezzo metro sotto, è una sentenza dal dischetto e poi, naturalmente, tira anche le punizioni.

A dire il vero questa non gli esce nemmeno tanto velenosa, ma il risultato continua ad essere lo stesso, quando c'è di mezzo lui: gol. D'accordo, Ronaldo lascia partire un missile e la barriera assomiglia ad una burrosa fisarmonica, ma il pallone arriva pur sempre sul palo di Toldo, che avrebbe potuto fare di più. Comunque 0-1 per l'Inter. Che non dura quanto Simoni si aspetterebbe, perché poco prima della fine del primo tempo - il minuto è il quarantadue - ci pensa Batistuta a rimettere il discorso in parità. Assist che spiove docile in area, il Re Leone si protende e con l'esterno destro frega Pagliuca, infilando l'1-1.

Da qui in avanti il mach rimarrà vibrante, ma il risultato non cambierà più. Nella ripresa entreranno Robbiati e Kanu, ma il sostanziale equilibrio di forze tra le due squadre incollerà sul pareggio, anche perché va bene tutto, d'accordo i fenomeni, ma per il campo è disseminata una tale quantità di campioni che annullarsi a vicenda risulta quasi inevitabile. Il Fenomeno e il Re Leone, che si erano disposti a favore di flash, abbracciandosi prima dell'inizio del match, ora si salutano per scambiarsi le maglie.

Simoni pensa che siano due punti persi, ma è la stessa cosa che crede anche Malesani.

Quell'Inter arriverà seconda e la Fiorentina quinta, in una Serie A dominata dalla sette sorelle, con qualche incursione inattesa (come l'Udinese). Ma che bello era il campionato di Ronnie e Batigol.

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