Santoro in procura scagiona il premier

Il giornalista depone davanti ai magistrati di Trani ma le carte che fornisce ai pm non sono né nuove né inedite E alla fine si trova d’accordo con Berlusconi: "Sono di dominio pubblico le pressioni sul mio programma"

Santoro in procura scagiona il premier

nostro inviato a Trani

Silvio Berlusconi, indagato a Trani per concussione e minacce, trova il più inaspettato degli alleati in quello che tutti consideravano un “teste a carico”: Michele Santoro. Il giornalista, ieri, ha fatto visita ai magistrati pugliesi per mettere a verbale la sua testimonianza sulle presunte pressioni del Cavaliere sull’Agcom.

Pressioni finalizzate, secondo gli inquirenti, a mettere i bastoni tra le ruote a lui e al suo programma, Annozero. Con queste premesse, Santoro è entrato in procura poco prima delle undici: giacca beige, occhiali scuri e abbozzo di sorriso, avvolto dall’aura del superteste. Chi se non lui, la “vittima” principale del presunto complotto che è al centro dell’inchiesta di Trani, avrebbe potuto aggiungere benzina ad alto numero di ottani nel balbettante motore degli inquirenti pugliesi? Il vis à vis con le toghe è durato un paio d’ore. Come annunciato, il giornalista ha consegnato un po’ di materiale al pool titolare del fascicolo d’indagine. Lettere su carta intestata della Rai, soprattutto. C’è il carteggio di settembre e ottobre scorsi, le lettere del Dg Rai Mauro Masi e del direttore di Raidue Massimo Liofredi, legate alla questione del contratto di Marco Travaglio. E ci sarebbe la nota delibera con cui l’Agcom a gennaio 2009 diffidava - pena una multa del 3 per cento del fatturato e tre mesi di sospensione - la Rai «dal reiterare la violazione degli obblighi di sevizio pubblico». Al centro della missiva firmata da Calabrò, le affermazioni contro Schifani fatte da Travaglio a Che tempo che fa e gli spezzoni del V-day in cui Grillo attaccava il capo dello Stato, mandate in onda proprio da Santoro su Annozero. Che erano alla base, appunto, degli attriti per contrattualizzare Travaglio alla vigilia della nuova stagione del programma. Ci sono anche delle comunicazioni interne tra Santoro, Masi e Liofredi in cui si discute di par condicio e del blocco dei talk show.

A dirla tutta, come appare evidente, il nuovo materiale acquisito agli atti dell’indagine non è né inedito né riservato. Sono atti pubblici e già decisamente noti.
Né Santoro, lasciando la procura, ha aggiunto rivelazioni sconvolgenti nelle dichiarazioni fatte ai cronisti. «Le pressioni che si sono svolte nei confronti di Annozero credo che siano pressioni di dominio pubblico, che vanno avanti dall’Editto bulgaro in poi», ha sospirato il buon Michele alle telecamere che lo circondavano. E ancora: «Basta leggere i giornali e le dichiarazioni del presidente del Consiglio, e non solo, per comprendere quale sia stata la pressione politica esercitata nei confronti della nostra trasmissione affinché non andasse in onda». In un certo senso, le affermazioni del conduttore sono sovrapponibili a quanto detto dal premier sabato scorso al Tg4: «Posso dire che ho sempre ritenuto inaccettabile che si sottopongano a processi in tv delle persone che sono già sotto processo davanti ai giudici e che si accusano in tv di tutto con ferocia e senza dare loro la possibilità di difendersi. E ho sempre chiesto a destra e a manca che si facessero esposti in tal senso all’autorità apposita per le comunicazioni perché assumesse gli opportuni provvedimenti».

Per la prima volta, vien da pensare, Santoro e Berlusconi sono d’accordo. E anche se il primo dice di voler valutare se costituirsi parte civile, sembra non aver contribuito a rafforzare i profili penali tracciati sulla vicenda dai magistrati tranesi. Certo, resta il contenuto del suo interrogatorio, che sarebbe stato secretato dai pm.
Ma nel faccia a faccia, Santoro avrebbe più o meno ripercorso la storia non idilliaca, per usare un eufemismo, dei rapporti con l’attuale presidente del Consiglio. Nonostante gli inviti dei magistrati, che indagano su una ben precisa ipotesi di reato, restare in «tema», il giornalista avrebbe navigato in chiacchiere. Più uno sfogo che un elenco di elementi rilevanti e di conforto al teorema dei pubblici ministeri.

Dichiarazioni di una persona informata su fatti di pubblico dominio. Come lo scontro in diretta al Raggio verde, che vide contrapposti Berlusconi, collegato al telefono, e Santoro in studio. Era il 16 marzo del 2001. Nove anni fa.

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