Santoro sogna la Rai: "Basta Comizi d'amore sarà Servizio Pubblico"

Santoro è indeciso e cambia il nome alla trasmissione che deve ancora partire: non più Comizi d'amore, ma Servizio pubblico. E non perde l'occasione per sparlare dei suoi argomenti preferiti

Santoro sogna la Rai: "Basta Comizi d'amore sarà Servizio Pubblico"

Non cade l'alone di incertezza che circonda la nuova trasmissione di Michele Santoro. Il giornalista, dopo avere lasciato la Rai e fallito il tentativo d'approdo ai lidi di La7, pensa ora a cambiare anche il nome del suo nuovo progetto. Non più Comizi d'amore dunque, ma Servizio pubblico. Tale e quale al sito internet messo in piedi, sul quale nei giorni scorsi è comparsa un'intervista a due agenti presenti durante gli scontri di Roma, che accusava il governo di avere scientemente mandato al macello le forze dell'ordine in piazza per meglio difendere i palazzi del potere.

Niente più comizi d'amore dunque, perché "la sensazione che prevale è quella di intitolare la trasmissione 'Servizio pubblico'". Un dubbio che oggi sarà sciolto. "Ma - confessa Santoro - l’intenzione di fare un omaggio a Pasolini rimane e quindi qualcosa faremo".

Santoro non si lascia poi scappare l'occasione per ampliare il discorso e riportare all'attenzione uno dei suoi cavalli di battaglia, la condizione del giornalismo italiano, partendo da Mamma Rai. "Dirmi che non mi rivedrete più in Rai mi sembra una maledizione. Ciò che stiamo facendo è anche un atto d’amore nei confronti del  servizio pubblico, ma non potevo continuare a lavorare contro la volontà del mio editore". E aggiunge "solo in Italia si considera la politica arbitro dell’informazione. La prima cosa da fare per rendere l’Italia un Paese normale è allontanare i politici dall’informazione".

E poi La7: "con La7 al momento dell’accordo è venuta fuori una richiesta di poter sottoporre ogni nostra azione della trasmissione a verifiche del loro ufficio legale".

C'è da chiedersi, visto quello che dichiara Santoro, come possano lavorare gli altri giornalisti, e la risposta è lui stesso a darla: "gli altri sono giornalisti che cercano di svolgere il loro lavoro al meglio. Io posso permettermi di ribellarmi a condizionamenti che tutti i giornalisti subiscono in Italia, sanno benissimo di subirli ma non hanno la forza di portare in piazza questi elementi universalmente noti".

E conclude la sequela di commenti con l'attualità, indirizzando uno strale a Berlusconi, che ha definito "porno cronistì" chi ha parlato delle feste a Palazzo Grazioli: "Io posso fare anche a meno delle intercettazioni, ma di fronte al fatto che ci sono intercettazioni di rilievo pubblico saremo costretti a pubblicarle con un atto di

disobbedienza civile. Le intercettazioni sono sputtanamento? Dopo aver visto la Merkel e Sarkozy che sghignazzavano stiamo ancora a parlare di sputtanamenti? Mi sembra che siamo abbastanza sputtanati a livello mondiale".

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