"Sarà un laboratorio di nuove tecnologie. A bordo anche l'intelligenza artificiale"

Il capo del progetto Guglielmo Maviglia: "Il Paese avrà un grande ritorno di sviluppo per altri settori, dalla sanità alla finanza"

"Sarà un laboratorio di nuove tecnologie. A bordo anche l'intelligenza artificiale"
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Il caccia di sesta generazione farà volare lo sviluppo tecnologico e industriale dell'Italia. L'ingegner Guglielmo Maviglia, Chief Global Combat Air Programme Officer di Leonardo, spiega così gli effetti della joint venture paritetica Gcap, siglata da Leonardo assieme a Bae Systems e Japan Aircraft Industrial Enhancement.

Qual è la portata di questo accordo?

«È particolarmente rilevante perché siamo attori primari, insieme ai nostri partner, nella progettazione e nello sviluppo delle tecnologie del futuro. Nella sesta generazione diventa centrale un assetto capacitivo in grado di eseguire operazioni interforze e multidominio. Svilupperemo iniziative tecnologiche quali l'impiego dell'intelligenza artificiale, il digital twin, l'high performance computing (Hpc), la capacità di scambiare miliardi di dati al secondo tra più domini. L'80% di queste tecnologie, peraltro, potrà essere impiegato in molti altri settori, dalla sanità alla finanza. Vogliamo attuare un processo di trasformazione che porterà il nostro Paese ad avere più competitività internazionale, non solo nella difesa».

Quale benefici ne trarrà l'Italia?

«Il ritorno dell'investimento è fondamentale. L'Italia, che ha nella sua storia l'Eurofighter e l'F35, non può non immaginare un beneficio anche dalla componente Gcap. Se non venissimo da 40 anni di risultati non avremmo potuto ambire ad avere un terzo del valore di questa joint venture. La nostra soddisfazione è aver aggiunto un tassello a un percorso cinquantennale che merita di proseguire visti gli sforzi e i benefici ottenuti a tutti i livelli».

Quali applicazioni avrà l'intelligenza artificiale nella sicurezza e nella difesa?

«Potrà essere applicata, ad esempio, per la creazione di nuovi database, o per avere algoritmi che potranno aiutarci a prendere decisioni. Interessanti sono anche le funzioni autonome dell'IA, che informano l'operatore e lo sgravano da un carico di lavoro. La sesta generazione segna un passo in avanti con tecnologie che significano anche droni, velivoli con e senza equipaggio, connessioni con assetti capacitivi di altre dimensioni, quali quelle navali e terrestri, oltre che satellitari, centri di controllo a terra».

Gcap apre un orizzonte al 2070. Cosa significa per voi?

«Ci dà l'opportunità per organizzare e pianificare. Un esempio straordinario di implementazione su tempi lunghi è l'Eurofighter, che ancora oggi ha molto da dare. Abbiamo un background importante e mutueremo questa esperienza. Sarà però rilevante avere la sicurezza dei finanziamenti: la storia ci insegna che questi programmi hanno reso bene quando si aveva la certezza che i fondi venissero allocati e confermati nel tempo. Serve un volano e questo non può che venire dalle istituzioni».

L'ipotesi di difesa comune europea può dare impulso a nuovi progetti?

«Già oggi Leonardo ha un ruolo di promotore delle alleanze.

Abbiamo tre esempi importanti di collaborazione: l'Mbda, che crea un campione europeo pur mantenendo l'autonomia delle singole nazioni; il Gcap, nel quale tre industrie inseriscono i propri ingegneri per essere più efficaci sul risultato; infine Rheinmetall, che valorizza la collaborazione per la produzione europea dei sistemi di difesa terrestre. Tutto questo supporterà il tema della difesa comune europea, sul quale però servono dei presupposti: se i Paesi europei non riescono a condividere una comunione d'intenti, diventa complicato realizzarlo».

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